hellsBELLS., Blake // Calypso

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cherokee`
CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 19:41     +1   -1








when our lights meet, will you know me then?

blake ares chamberlainfreak mental ≈ 11/12/11 ≈ highway to hell () ≈ look ()

Era passata quasi più di una settimana da quel momento assurdo che Blake si era ritrovato a vivere con Calì presso il giardino della Lennox House.
Quel triste pomeriggio di sabato, vagava per i corridoi, giocherellando con una pallina di gomma - l'unico oggetto che gli fosse permesso tenere - facendola saltare e poi riprendendola. Passava il suo tempo così, Blake, cercando di non pensare. Tutte le volte che la sua mente ritornava al ricordo di quel bacio scambiato per una fatalità con Calì afferrava le prime cose che trovava e le faceva volare per aria. Se si fosse concentrato sugli oggetti non avrebbe mai pensato alla bionda, come non avrebbe dovuto pensare di lei.
Continuava a chiedersi quanto fosse giusto o sbagliato agire in quel modo, provare qualcosa per lei. Forse troppo, forse poco.
Passeggiava su e giù per la Lennox House, sotto lo sguardo vigile degli inservienti. Quello gli era concesso almeno.
Quando però intravide una chioma bionda aggirarsi a sua volta per i corridoi perse il lume della ragione e la pallina rotolò a terra. Non sapeva neanche se si trattasse di lei, o di qualcun'altra - non era di certo l'unica bionda dell'ospedale. Si chinò a raccogliere la sua pallina, ma senza perdere di vista la testa bionda che distava da lui qualche metro.
Fu preso dall'istinto di avvicinarsi e scoprire il suo volto. Ed una volta che lo farai, Blake? Se fosse lei, cosa gli dirai? "Ehi, ciao che fai?". Non essere ridicolo. Eppure... Eppure una parte di lui voleva decisamente scoprire se fosse lei o no. Così decise di inseguirla per cercare di scoprire il suo volto, la sua identità.


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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 20:30     +1   -1
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calypso mesha pond.free soul ≈ 11/12/11 ≈ can't sleep () ≈ look ()

C'erano giorni in cui Calì si alzava affamata di tutto: del mondo, della vita, di esperienze, di sensazioni. Ma doveva accontentarsi del semplice cibo, di tutto ciò di commestibile che potesse trovare nella mensa o intrufolandosi nella cucina. Quello sembrava non bastarle mai, purtroppo. Si portava quella maledizione dietro da troppi anni: rifugiarsi nel cibo, inghiottirlo spasmodicamente e senza controllo, come se fosse un vecchio amico da cui ricevere conforto. Così, dopo pranzo quando tutti i tavoli erano vuoti e sapeva che gli addetti alla cucina si sarebbero ritirati per andarsene altrove, lei ebbe il via libera per potersi intrufolare tra pentole e stoviglie e raggiungere la dispensa. Fece una bella scorta di biscotti al cioccolato che nascose sotto la maglia larga: aveva molto a cui non pensare. Quello era semplicemente il modo in cui il suo corpo reagiva a determinate situazioni. O meglio, quando esso riusciva ad avere la meglio sul resto dei conquilini.
Non voleva più rintanarsi in quei culumi di pensieri che non portava a nulla, se non a lui. Così, in un pomeriggio di dicembre, si aggirava per i corridoi sgranocchiando biscotti appena si accorgesse di non essere vista da nessuno. Raggiunse furtiva le scale e si sedette sul primo gradino; posò il sacchetto sul pantalone di quello strano colore rosa e prese a mangiare tranquillamente.
Dopo un po' sbuffò contrariata, sembrava che nemmeno quello potesse risollevarla. Ci aveva pensato, e tanto, a quella mattina e doveva ammettere che fosse un pensiero che sfuggisse al suo controllo, semplicemente le compariva davanti agli occhi, faceva capolino nella mente prendendosi beffe del suo tentativo di ignorare la cosa. Ma come poteva ignorare quel calore che sentiva dentro ogni volta?

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cherokee`
CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 22:20     +1   -1







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blake ares chamberlainfreak mental ≈ 11/12/11 ≈ highway to hell () ≈ look ()

Forse avrebbero dovuto aggiungere alla sua cartella clinica la parola 'stalker'. Da quant'è che pedinava le ragazze per i corridoi della Lennox House? E da quant'è che si comportava come un perfetto idiota con sé stesso? Avrebbe dovuto, forse, smetterla di farsi tutte queste domande - avrebbe decisamente dovuto. Ma intanto era lì a comportarsi da perfetto idiota e di certo non aveva la minima intenzione di smettere.
Così... La vide svoltare, furtiva lungo il corridoio che portava alle scale ed iniziò a correre. Raggiunto l'angolo, si fermò lì e la guardò. Era proprio Calì, la ragazza che gli aveva mandato in pappa quel po' di presunto cervello che si ritrovava.
La guardò prendere del cibo da sotto la maglietta ed assaggiarlo. Crucciò appena le sopracciglia, cercando di capire perché il suo sguardo fosse così esasperatamente arrabbiato. Cosa c'era che non andava? Generalmente il cibo rubato era sempre più buono di quello che passavano a mensa.
Accidentalmente gli scappò la pallina che teneva tra le mani e rotolò fino al gradino in cui sedeva Calì. Imprecò mentalmente ed uscì allo scoperto per recuperare il suo avere.
Una volta di fronte la ragazza evitò il suo sguardo e si chinò a raccogliere la pallina di gomma azzurra. «A volte penso che l'universo congiuri contro di me», asserì ironico, alzando finalmente lo sguardo su Calì e sorridendo, debolmente. Era ridicolo. Stava flirtando o cosa? Avrebbe volentieri optato per la cosa.
«Posso parlarti?», domandò ancora, titubante. Anche se neanche lui sapeva realmente cosa volesse dirle, ma era pur sempre un modo per iniziare una conversazione... Un qualcosa! Non gli importava se avessero parlato del tempo, l'importante per lui era parlare con lei e basta.


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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 22:35     +1   -1
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C'è una strana sensazione che si prova quando si avverte la presenza di qualcuno prima ancora di vederne la figura. Una sensazione strana e bizzarra che parte dalla schiena e concentra sul collo, per poi salire fino alla punta delle orecchie le quali sembrano udire suoni che nemmeno ci sono. Il più delle volte quella sensazione restava tale e non lasciava che macerie di un'illusione.
Era la solita strana sensazione di essere osservata, da quelle mura lercie con gli occhi, da qualcuno che passava di lì per caso e dunque non si curò nel fastidio alla nuca.
Prese un altro biscotto e lo osservò, mantenendolo tra le dita poco lontano da lei. Cosa aveva da rimuginare su quel biscotto non si sapeva, solo che all'improvviso lo spezzo con troppa forza briciolandolo più del dovuto.
Quando avertì un tonfo poco lontano da lei, sobbalzò visibilmente, presa alla sprovvista nascose in fretta il pezzo di biscotto.
Poteva essere un inserviente, una guardia, chiunque di possibile e immaginabile che lavorasse alla Lennox. Avrebbe preferito grandemente che fosse qualcuno dei suddetti, tutti tranne lui.
Che doveva fare? Salutarlo e conversare come sempre? Anche se avesse voluto non ci sarebbe riuscita, sarebbe risultato troppo finto e forzato.
Che voleva dirle? Lei non aveva nulla da dirgli, o forse aveva tante di quelle cose che non sapeva da dove iniziare. Non voleva parlargli. Voleva solo mangiare.
«Lo stai già facendo» fece notare lei, con tono saputo e sarcastico il che lasciava trapelare una quieta normalità nel suo stato d'animo che non le apparteneva in quel momento. Voleva picchiarlo. E poi, forse, avrebbe mangiato in santa pace.

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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 23:01     +1   -1







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Sperava che fosse una brutta idea, che Calì gli rispondesse male da costringerlo ad andarsene. Ma lei, con il suo solito tono normale - e cioè sarcastico e saputo - gli fece notare che lo stava già facendo.
Blake sospirò e si accomodò al suo fianco lungo il gradino della scala. Si fissò le mani, senza sapere in realtà cosa dire. Voleva parlarle, su questo eravamo anche d'accordo, poi il cosa dovesse dirle era relativo.
«Beh... Come va?». Aveva appena chiesto alla ragazza che aveva baciato 'appassionatamente' su un albero come va? Lo aveva fatto sul serio? Se era entrato sano in quel luogo di certo adesso i risultati della sua permanenza lì si vedevano.
Sospirò nuovamente e la guardò stavolta, coraggiosamente e stupidamente. «Okay, pessimo inizio. Sto cercando di capire cosa dovrei dire o fare, per scusarmi, ecco», disse, dichiarando il vero motivo per cui voleva parlarle. In realtà, scusarsi era l'ultima cosa che voleva fare, andiamo non gli era di certo dispiaciuto! Ma sinceramente non sapeva come affrontare la situazione, così penso che scusarsi fosse la cosa più saggia - e stupida - da fare.


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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 23:20     +1   -1
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Sembrava che una scena fin troppo conosciuta si stesse ripetendo. Lei che gli risponde sarcastica, lui che si accomoda al suo fianco.. come sarebbe finita? Con loro seduti sulla balaustra a baciarsi? "Che pensiero ridicolo" si disse Calì, scuotendo appena la chioma bionda. Avrebbe avuto mille pretesti impensabili per alzarsi ed andarsene, ma la voglia di capire, di compredere per bene, cosa le stesse succedendo la inchiodava lì. Di nuovo accanto a lui. Lui che poteva inventarsi di tutto, ed in effetti l'approccio fu alquanto neutro e scontato, usare qualsiasi sciocchezza come appiglio e invece cosa voleva fare? Scusarsi?
Per Calì fu un colpo al cuore. Perchè avrebbe dovuto? Anche lei l'aveva baciato ma non era minimamente intenzionata a scusarsi.
Lui non doveva averne ragione, in fondo lei l'aveva già punito per la sua sfacciataggine con quello schiaffo forte e ben assestato. Forse se ne era semplicemente pentito.
«Se rimpiangi quello che fai devi scusarti con te stesso. Non ho bisogno nè di ricevere nè di fare scuse. Ti ho baciato perchè volevo, punto» non se ne accorse nemmeno, mentre gli confessava apertamente che ciò che aveva fatto non era stata una reazione casuale e imprevedibile.
L'aveva baciato perchè voleva, esattamente come in quel momento. Anche se probabilmente lui non era della stessa opinione.
Nessun rimpianto, se la sarebbe tenuta quella delusione amara. Perchè sì, in fondo le dispiaceva che lui trovasse necessario scusarsi.

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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 23:51     +1   -1







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Voleva o non voleva scusarsi? A volte Blake pensava di essere idiota, totalmente. L'unica differenza era che infondo non aveva bisogno di pensarlo: lo era e basta. Perché doveva scusarsi di qualcosa che voleva fare? Forse perché temeva di aver urtato la sensibilità - inesistente e per nulla propensa ad un qualche coinvolgimento emotivo - di Calì?
Ma quando la ragazza disse che non aveva nulla di cui scusarsi perché lei lo aveva baciato perché voleva, sbarrò gli occhi.
«COSA!?», disse a voce fin troppo alta, stupito quasi dalla sua stessa ingenuità. Poi si ricompose schiarendosi la voce ed osservandola ancora. «Cioè... Neanche io voglio scusarmi! Pensavo ti avesse dato fastidio, tutto qui. Io non sono affatto pentito di ciò che ho fatto, anzi...», anzi, cosa Blake? Perché non le dici direttamente che oramai quando chiudi gli occhi vedi lei e non la vedi nelle sue forme più caste e pure? Fai, se ti fa sentire meglio, genio! Lo rimproverò la sua coscienza. E Blake, vergognandosi di quei pensieri chinò lo sguardo sulle sue mani, di nuovo. Doveva esserci qualcosa di estremamente divertente tra quei due in quel momento, sembravano forse due idioti - Blake sicuro almeno.
Dopo un po' alzò coraggiosamente lo sguardo sulla ragazza e riprese a parlare: «Quindi se, ad esempio, ti baciassi, ora, mi uccideresti?», ma erano domande da fare!? Buon cielo, Blake! Ti sei ammattito del tutto! Continuò la sua mente. Eppure era così, i ragazzi diventavano cretini quando si parlava di certe cose e di certo Blake non era esente da tali emozioni.


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CAT_IMG Posted on 12/12/2011, 00:14     +1   -1
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Nella sua vita Calì aveva avuto modo numerose volte di pensare che il genere maschile fosse per lo più condizionato dall'idiozia. Ovviamente Blake non poteva certo fare la differenza. Calì già di per se non riusciva a comprendersi dopo quell'evento, poi lui si rendeva immensamente utile con le sue frasi confuse, contraddittorie e abbozzate. Sì, gli uomini erano di un'utilità assoluta e vitale.
Il suo sguardo si spostò numerose volte dal proprio biscotto a Blake finchè non confuse i due e disintegrò il primo, immaginando di mangiare il secondo.
La sua ostentata ingenuità tradita dal proprio tono di voce non faceva altro che innervosirla ancora di più. Lui non solo non sapeva un accidenti di lei ma era anche sordo!
«Sei un idiota» sentenziò alla fine, guardandolo torvo. Non occorrevano troppe riflessioni per dedurlo: non era pentito ma anzi, non voleva scusarsi ma cercava il modo e tutto ciò perchè aveva creduto in qualcosa di sbagliato. Un idiota, insomma.
«E farmi anni di galera per te? Allora sei idiota davvero.» rieccolo quel sarcasmo vero e rassicurante che avrebbe dovuto fargli intendere che stava ritornando in sè. Non era arrabbiata con lui, beh non proprio. Sicuramente lo era più con se stessa. Ora come avrebbe dovuto leggerla quella frase lui? Come un invito a baciarla di nuovo? Chissà se il suo cuore avrebbe retto.
«Ficcati questo in bocca e non mi scocciare» commentò acida cacciando fuori dal proprio sacchetto uno dei biscotti al cioccolato e porgendoglielo.
«Se hai tanta voglia di baciare qualcuno c'è la signorina Bennett in segreteria!» disse con lo stesso tono riferendosi all'odiosa e rachitica vecchia segretaria dei fratelli Lennox.
Ritornò a guardare la rampa di scale, ciondolando esasperata la testa e riprendendo a mordicchiare un biscotto. Uno strano senso di vuoto le attanagliò lo stomaco e si accorse che non era fame.

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CAT_IMG Posted on 12/12/2011, 19:50     +1   -1







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Ed il premio per il più idiota dell'anno andava a... Blake Ares Chamberlain! Poteva essere diverso, secondo voi? Secondo me no. Per tanto Calì confermò quanto sopraddetto. Era un idiota e non c'era altro da fare.
Alla sua domanda altamente demenziale rispose porgendogli un biscotto e dicendogli di ficcarsi quello in bocca piuttosto di scocciarla. Arrossì sulle orecchie e senza proferire parola allungò la mano per prenderlo.
Lo addentò nel momento in cui lo invitò a baciare miss Bennett della segreteria e per poco non si strozzò con il biscotto stesso. Tossì riprendendosi.
«Nel caso non si fosse intuito rifiuto l'offerta e vado avanti», sentenziò ironico ed a bocca vuota, finalmente. Se prima avevamo solo qualche dubbio riguardo l'idiozia di questo ragazzo adesso invece dovevamo averne la certezza assoluta.
«Okay, basta. Io non ci riesco!», sbottò dopo aver trangugiato il biscotto in silenzio. Balzò in piedi e si piazzò di fronte Calì. Cosa voleva fare? Neanche lui lo sapeva, era a conoscenza del fatto che tutto ciò lo stava uccidendo e Blake, essendo per natura estremamente sincero, non riusciva a tenersi qualcosa sulla punta della lingua per molto tempo.
Si chinò sulle sue ginocchia raggiungendo l'altezza di Calì seduta sul gradino delle scale. Poggiò le mani sulle sue di ginocchia e sorrise, genuinamente, con quel sorriso da bambino sperduto nell'isola di Peter Pan - e forse lui era proprio questo, un bimbo sperduto, che non aveva niente da perdere, ma tutto da guadagnare. «Non ci riesco, non posso mentirmi per un solo secondo di più...», iniziò il suo per nulla interessante discorso, con estremo coraggio. Quando ci si ritrovava in determinate situazioni, allora succedeva questo: si diventava assurdamente coraggiosi, capaci di fare l'impossibile. Quale era l'alternativa? Vivere o perire, non c'erano altre opzioni. Non avevi il tempo di inabissarti nel tuo letto e piangere lacrime che avresti dovuto serbare per tempi migliori; dovevi buttarti a capofitto nelle cose, con il bene e con il male, rischiando tutto. «...Mi piaci, okay? Non posso farci niente, non l'ho deciso io, non volevo neanche dirlo se è per questo! Non volevo nulla di tutto ciò e solo un pazzo masochista come me poteva pensare che tu fossi bella... E solo uno altrettanto pazzo ed idiota come me poteva anche ammetterlo!», monologo suadente, niente male, Blake? Ma la qui presente Calì cosa dirà riguardo la tua dichiarazione? Per me ti ucciderà.


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CAT_IMG Posted on 12/12/2011, 21:42     +1   -1
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Credeva davvero che un biscotto e una battutina l'avrebbero messo a tacere? Pensò che in quel momento le veniva in mente un altro modo per tenergli occupata la bocca una volta per tutte. Ma era meglio evitare, almeno finchè non avrebbe perso di vista i gradini e disintegrato tutti i biscotti. Si voltò appena quando lui tossì e declinò l'offerta, lei in tutta risposta scrollò le spalle pensando che ogni lasciata era persa e che se chiudeva un occhio e strizzava l'altro magari la Bennett non era male. Ogni lasciata è persa, quanta ipocrisia si sentì addosso. Predicava bene e razzolava male.
Quando erano piombati nel silenzio più assoluto e tombale pensava si fosse arreso, quale sbaglio fu.
Nelle orecchie avvertiva un ronzio fastidioso e l'eco del proprio cuore che batteva troppo forte per nulla.
Lo osservò accigliata con un cipiglio perplesso e vagamente infastidito, lo seguì con gli occhi mentre si alzava e troneggiava con tutto il suo metro e ottanta su di lei, fino a scendere qualche gradino e ritrovarselo di fronte. Ora non c'era più legno da forare con la vista, dove avrebbe posato lo sguardo? Sul soffitto?
Lo ascoltava come se non potesse fare altrimenti, cercando di inseguire il filo logico delle sue parole. Si rifugiava nel silenzio conscia del fatto che prima o poi avrebbe dovuto reagire, in qualsiasi modo.
Lo sguardo di Blake era caparbio e coraggioso, trasudava da quelle iridi scure un'assoluta fierezza. Gli occhi di Calì erano insondabili. La sua notevole mimica facciale non tradiva una sola delle sue emozioni in quel momento; le rispecchiava pienamente.
Alternava cipigli dubbiosi ad altri a dir poco furenti, fino a che non sembrò addolcirsi un po'. All'improvviso sorrise, così, come un fulmine luminoso in mezzo a nuvole rabbiose.
«Quindi fammi capire, bisogna essere solo malati mentalmente per trovarmi quanto meno guardabile? Uhm, buono a sapersi.» commentò alquanto sarcastica sviando deliberatamente dal punto cruciale della questione. Forse in un'altra occasione per presa di posizione avrebbe fatto sul serio ad una frase simile ma lei era presa più dalla parte in cui finalmente lui si degnava di dire ciò che realmente pensava. Gli piaceva, semplicemente. Le bastava quello, per il momento. La calma apparente, l'incredibile imperturbabilità che simulava erano impressionante. In realtà sentiva un maledetto fremito sotto la pelle che era aumentato alle sue parole.
«Immagino questa sia la parte in cui io ti dico che anche tu mi piaci, giusto?» si portò un dito sul mento con fare pensoso e alzando appena lo sguardo. Ma i suoi occhi furono richiamati immediatamente da quelli di lui.
«Non sei tanto idiota da necessitare che io te lo dica, vero?» inclinò appena la testa guardandolo con i suoi grandi occhi azzurri, quel guizzo divertito e furbo che lampeggiava. Aveva aspettato troppo, i biscotti non bastavano più, aveva fame d'altro. Si avvicinò repentinamente a lui e al contempo lo attirò a sè con una mano sulla sua nuca, per poterlo finalmente baciare di nuovo.

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CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 20:57     +1   -1







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Quando Calì gli fece notare il controsenso appena detto avrebbe voluto ribattere, ma pensò che se avesse aperto bocca avrebbe rovinato tutto - come al solito. Così fece anche la figura del pesce lesso: aprì e chiuse la bocca senza dire nulla.
A quel punto Calì gli chiese, probabilmente retoricamente, che immaginava che quella fosse la parte in cui lei gli diceva che anche lui le piaceva. Blake annuì, leggermente titubante. Ma lei ribatté, sempre retorica, che forse non era così idiota da aver bisogno che glielo dicesse, no? In realtà, Blake non lo sapeva a prescindere. Cioè continuava a dirsi che se glielo aveva chiesto c'era un motivo, no? Forse era davvero idiota, poiché per tutta risposta, Calì si sporse in avanti e, poggiando una mano, sulla sua nuca, lo attirò a sé baciandolo - finalmente, oserei aggiungere.
Blake di certo non se lo fece ripetere due volte: senza troppe cerimonie rubò il suo sapore, nuovamente, deciso che quel contatto non avesse più fine. Avrebbe preferito passare la vita in apnea piuttosto che scostarsi da Calì, in quel momento. Avrebbe persino preferito restare lì, per il resto dei suoi giorni se ciò non lo avesse allontanato da lei, un secondo di più.
Portò una mano sul suo volto e si rese conto che aveva il volto così piccolo da stare in una mano. Una mini guerriera, una combattente in miniatura. Ma non bisognava fidarsi di Calì, di questo ne era più che sicuro. Però non gli importava. Avrebbe potuto fargli tutto quello che voleva: lui era suo. Non sapeva né come, né perché, ma lo era e non poteva essere diversamente.


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CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 23:15     +1   -1
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Calì aveva un modo tutto suo di relazionarsi con le persone e avvenimenti correlati. Per lei semplicemente le cose, secondo la propria ottica, erano talmente ovvie che non era necessario dirle. In quel caso però, dovette constatare che forse alcune erano talmente ovvie da dover essere dette. Sempre secondo il suo punto di vista, era quasi impensabile tutta quella meraviglia che Blake continuava a malcelare, come se fino ad un paio di giorni prima il pensiero di lui sotto un'ottica diversa le fosse chiara e distinta come l'acqua. Ci aveva impiegato un po', più ad ammetterlo a se stessa che ad immaginare la cosa ex novo. Forse, in fondo, l'aveva sempre saputo. E quando un concetto per Calì è ben che assodato, lei reagisce come fosse tale anche per il resto del mondo. Tutto partiva dall'onestà che aveva con se stessa, il resto poi era semplice negare o ammettere. C'erano parecchie cose che le piacevano di lui, tratti pittoreschi che solo un occhio attento come il suo avrebbe mai potuto scorgere in quei suoi gesti e atteggiamenti che a volte odiava anche. Il suo essere sognatore la faceva impazzire, era la qualità migliore e peggiore che potesse mai avere. Spesso voleva strozzarlo anche solo per il suo fantasticare troppo a briglie sciolte, ma forse più perchè lei non era più in grado. Non avrebbe mai potuto tarpargli le ali solo perchè lei le aveva perse.
Aveva un buon sapore, quel retrogusto pastoso di biscotti, accompagnato dal suo profumo intenso e impertinente, un po' di dopobarba. Lui le dava quella sensazione di aria fresca e pura sulla pelle.
Se ne stava praticamente nutrendo e se l'ossigeno non fosse stato fisiologicamente necessario, forse avrebbe potuto vivere anche solo di quello. Del suo profumo, del suo sapore, del suo essere.
Calì pensando circa per la metà del tempo che fosse un maledetto, visto quella sensazione che le provocava sotto lo sterno. Come un pugno ben assestato: prima il vuoto, poi il tremito. Ma a differenza di quanto sembrasse non era una sensazione negativa, anzi.
Faceva più male allontanarsi e sentire ogni volta come se una parte di sè venisse strappata. Tuttavia, era una cosa necessaria. Calì poggiò la fronte sulla sua mentre le mani passavano dalla nuca al colletto della maglia, vecchie abitudini dure a morire. Sembrava ci si stesse aggrappando. Non lo guardava negli occhi giacchè essi si rifugiavano ancora dietro le palpebre.
«Blake...» non era altro che un sussurro che si lasciava morire nell'aria. Calì si morse il labbro inferiore quando si accorse che le mancava l'aria anche solo per parlare.
«Quanto sei bravo a correre?» chiese all'improvviso, un sorriso sornione che le si disegnava sul volto. Lo guardò con uno sguardo misto di sfida e divertimento. Probabilmente non lo sapeva, Calì, che quando sorrideva le brillavano gli occhi.

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CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 23:36     +1   -1







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Avrebbe voluto baciare Calì per il resto dei suoi giorni, sì. Avrebbe davvero voluto spendere la sua vita così, trascorrerla in questo modo. Eppure c'era quell'azione ingiusta - ed involontaria - di respirare. Potevi trattenere il fiato, potevi fingere di non respirare, ma per quanto tempo ci saresti riuscito? Respirare era l'atto più rivoluzionario che l'uomo potesse fare.
Quando Calì si distanziò da lui, rimase con gli occhi chiusi, fronte contro fronte. Gli sembrò di poter passare anche la vita così, ma non senza di lei, non più almeno.
Osò aprire gli occhi quando Calì sussurrò il suo contro le sue labbra. La guardò speranzoso e curioso, vorace di lei. Poi gli chiese quanto fosse bravo a correre. Inarcò appena un sopracciglio, notando però lo stesso il suo sorriso sornione, un sorriso che amava in lei - trovatemi una cosa di Calì che Blake odi, per favore.
«Perché?», domandò stupidamente, quasi. Poi Calì lo afferrò per un braccio e lo trascinò via da quelle scale in una corsa senza fiato e senza tempo, quasi. Si voltò appena in tempo per scorgere la figura di un inserviente che inveiva contro di loro e li stava inseguendo. Oh già, quel dannato cavillo. Alla Lennox House era vietato instaurare rapporti di amicizia, amore o qualsiasi sentimento legato alle sfera umana tra i pazienti stessi. E Calì e Blake, evidentemente avevano osato profanare la legge più sacra di quel luogo: si erano innamorati.


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CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 00:06     +1   -1
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Ricordava ancora quando l'avevano accolta tra i Liberatori: era stato in momento in cui aveva trovato una famiglia lì dentro. Non erano solo una semplice banda di ribelli, erano fratelli anche se non di sangue, affrontavano difficoltà, si sostenevano a vicenda, semplicemente si volevano bene. Calì però non era una dei Liberatori e basta, lei aveva un compito molto particolare che portava a termine grazie all'ausilio della sua dote naturale. Lei amava disegnare ed era anche portata, disegnava di tutto: dai ritratti alle architetture ed era quello che poteva tornare utile ai Liberatori. In principio non volevano mandarla da sola in giro a perlustrare l'istituto per disegnarne una mappa dall'interno, ma lei alla fine, caparbia come sempre, aveva ottenuto il compito e vi aveva lavorato per mesi interi. Così ora i Liberatori avevano una mappa sufficientemente approfondita dell'intero istituto e il suo taccuino non era altro che il filo di Arianna. Aveva trascinato Blake per chissà quali e quanti corridoi, scale e passaggi che forse lui ignorava, solo per seminare quel fastidioso mastino da guardia che stava loro alle calcagna. Inutile dire che si era divertita un sacco, non ti godevi nulla lì senza inseguimento. Ad un certo punto si era fermata, ritrovandosi davanti ad un vicolo cieco con il fiatone e la voglia di ridere.
«Dobbiamo tornare indietro, mi sa che ho sbagliato strada. Oppure...» si fermò a pensare per un attimo, figurandosi mentalmente l'intera struttura del piano. Sarebbe stata un ottimo architetto, senza alcun'ombra di dubbio.
Gli afferrò la mano e fece per tornare indietro per ripercorrere la strada a ritroso, poi all'improvviso svoltò un angolo che sembrava essere sbucato dal nulla. Mentalmente sperava che quell'ombra intravista alla fine del corridoio proprio mentre sparivano dietro il muro non fosse che un'illusione. Non le andava proprio di essere acciuffata. In fondo a quel nuovo corridoio non vi era altro che una porticina, vecchia e triste, che celava uno stanzino pieno di scope e roba inutile che forse nessuno utilizzava più, un ripostiglio in disuso insomma. Non era nè troppo grande nè troppo piccolo, ma sapeva che ci sarebbero entrati. Ci si fiondò dentro trascinandosi dietro Blake. Chiusa la porta, vi si appoggiò vicino con la schiena scivolando finchè non si sedette a terra. Poi scoppiò a ridere tentando inutilmente di coprirsi la bocca con la mano e di calmarsi.
«Avresti dovuto vederti, avevi una faccia così...spaesata!» disse mentre tentava di riprendere fiato tra una risata e l'altra, aveva quasi le lacrime agli occhi. Proprio non riusciva a contenersi, sembrava un accumulo di risate scoppiato all'improvviso. Altro punto a favore di Blake, riusciva a farla ridere anche senza fare nulla.

your beauty is not just a mask.
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cherokee`
CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 00:37     +1   -1







when our lights meet, will you know me then?

blake ares chamberlainfreak mental ≈ 11/12/11 ≈ highway to hell () ≈ look ()

Si lasciò trascinare per i corridoi della Lennox House. Percorsi che neanche lui conosceva, ma che evidentemente Calì conosceva alla perfezione. La seguì, con il fiato corto, ansante, senza lasciarle la mano - temeva che se fosse accaduto l'avrebbe persa. Poi arrivarono in un vicolo cieco e Calì sembrò spaesata, persa. Ma durò qualche istante il tempo materiale di fare mente locale e poi ecco che riprese a correre nella direzione opposta, imboccarono un corridoio ed alla fine un ancora di salvezza: una porta. Senza pensarci più di tanto, Calì lo trascinò dentro e con suo grande stupore altro non era che uno sgabuzzino delle scope che puzzava di marcio e fetido, ma erano salvi.
Gli lasciò la mano e scivolò a terra, scoppiando a ridere. Blake giurò di non aver sentito mai un suono più melodico di quello della risata di Calì.
Sorrise, debolmente, prendendo fiato, per poi scivolare a terra, al suo fianco.
«Oh beh, sono sentimentale. Non mi curo dei dettagli come del fatto che l'amore è bandito qua», disse dopo aver preso fiato a sufficienze. Poggiò una guancia contro la porta e smise di sorridere, guardando ancora una volta Calì. Allungò una mano e le prese delicatamente il mente, costringendolo a voltarsi verso di lei, tenendola ferma, senza fare pressione.
«Sbaglio o oltre tutti i guai che già abbiamo adesso dobbiamo fronteggiare anche una relazione clandestina?», domandò ironico corrugando la fronte. Sinceramente non gli importava un accidenti che fosse clandestina o meno. Voleva solo baciarla di nuovo. Ma forse era il caso di prendere ancora fiato, i suoi poveri polmoni non avrebbero retto più di tanto. Ma forse per lei avrebbe potuto anche smettere di usarli, chi lo sa.


when our hearts meet, will we make it then.
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40 replies since 11/12/2011, 19:41   299 views
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