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| If you're only dreaming why I hear you screaming? calypso mesha pond.free soul ≈ 11/12/11 ≈ can't sleep (♪) ≈ look (√)
Calì aveva un modo tutto suo di relazionarsi con le persone e avvenimenti correlati. Per lei semplicemente le cose, secondo la propria ottica, erano talmente ovvie che non era necessario dirle. In quel caso però, dovette constatare che forse alcune erano talmente ovvie da dover essere dette. Sempre secondo il suo punto di vista, era quasi impensabile tutta quella meraviglia che Blake continuava a malcelare, come se fino ad un paio di giorni prima il pensiero di lui sotto un'ottica diversa le fosse chiara e distinta come l'acqua. Ci aveva impiegato un po', più ad ammetterlo a se stessa che ad immaginare la cosa ex novo. Forse, in fondo, l'aveva sempre saputo. E quando un concetto per Calì è ben che assodato, lei reagisce come fosse tale anche per il resto del mondo. Tutto partiva dall'onestà che aveva con se stessa, il resto poi era semplice negare o ammettere. C'erano parecchie cose che le piacevano di lui, tratti pittoreschi che solo un occhio attento come il suo avrebbe mai potuto scorgere in quei suoi gesti e atteggiamenti che a volte odiava anche. Il suo essere sognatore la faceva impazzire, era la qualità migliore e peggiore che potesse mai avere. Spesso voleva strozzarlo anche solo per il suo fantasticare troppo a briglie sciolte, ma forse più perchè lei non era più in grado. Non avrebbe mai potuto tarpargli le ali solo perchè lei le aveva perse. Aveva un buon sapore, quel retrogusto pastoso di biscotti, accompagnato dal suo profumo intenso e impertinente, un po' di dopobarba. Lui le dava quella sensazione di aria fresca e pura sulla pelle. Se ne stava praticamente nutrendo e se l'ossigeno non fosse stato fisiologicamente necessario, forse avrebbe potuto vivere anche solo di quello. Del suo profumo, del suo sapore, del suo essere. Calì pensando circa per la metà del tempo che fosse un maledetto, visto quella sensazione che le provocava sotto lo sterno. Come un pugno ben assestato: prima il vuoto, poi il tremito. Ma a differenza di quanto sembrasse non era una sensazione negativa, anzi. Faceva più male allontanarsi e sentire ogni volta come se una parte di sè venisse strappata. Tuttavia, era una cosa necessaria. Calì poggiò la fronte sulla sua mentre le mani passavano dalla nuca al colletto della maglia, vecchie abitudini dure a morire. Sembrava ci si stesse aggrappando. Non lo guardava negli occhi giacchè essi si rifugiavano ancora dietro le palpebre. «Blake...» non era altro che un sussurro che si lasciava morire nell'aria. Calì si morse il labbro inferiore quando si accorse che le mancava l'aria anche solo per parlare. «Quanto sei bravo a correre?» chiese all'improvviso, un sorriso sornione che le si disegnava sul volto. Lo guardò con uno sguardo misto di sfida e divertimento. Probabilmente non lo sapeva, Calì, che quando sorrideva le brillavano gli occhi.
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