#can't sleep, can't speak to you., Calypso/Blake

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 00:46     +1   -1
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calypso mesha pond.free soul ≈ 03/12/11 ≈ numb () ≈ look ()

Il freddo del Nord America era una bazzecola in confronto a quello dell'Est Europa: non che lei ricordasse molto dei pochi inverni passati a Cracovia, ma sembrava avere una particolare resistenza alle temperatura climatiche molto basse. Forse era genetico, chissà. Dopo la consueta routine mattutina, che prevedeva sveglia alle 9 con medicine -che lei non ingeriva mai- in seguito sosta ai bagni e infine colazione, si era ritrovata come sempre con quell'ora o due di piena nullafacenza. Gironzolava per l'istituto, sotto lo sguardo vigile delle guardie, trotterellando per i corridoi, agitando la lunga chioma bionda e non degnando nessuno del proprio sguardo. Raggiunto il giardino filò dritta verso il proprio albero su cui era solita arrampicarsi e starvi per ore, cosa facesse nessuno lo sapeva. Pensava, fantasticava, volava con la mente al di là del filo spinato. Le nuvole cariche di pioggia che oscuravano il cielo non prospettavano proprio nulla di buono, ma lei imperterrita si accomodò sul terriccio umido ai piedi del maestoso albero, incrocio le gambe e chiuse gli occhi. Da lontano dava tutta l'aria di una in piena meditazione spirituale e mistica che tenta di raggiungere la pace interiore. Prontamente, dopo vari minuti passati a contemplare il vuoto dietro le proprie palpebre, tirò fuori dai jeans un piccolo taccuino con tanto di matita e prese a fare quello che le riusciva meglio in momenti come quelli: osservava e disegnava. E mentre la sua ricerca di un valido soggetto che la ispirasse continuava, i suoi occhi si muovevano fulminei da una sagoma all'altra, disegnando mentalmente una mappa dettagliata di tutte le persone che le ronzavano intorno in quel momento. Probabilmente non ve ne era una che le stesse simpatica o non le facesse storcere la bocca in una smorfia di disappunto.

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Edited by cappie* - 4/12/2011, 13:51
 
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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 13:14     +1   -1







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blake ares chamberlainfreak mental ≈ 03/12/11 ≈ breaking the habit () ≈ look ()

Il concetto di libertà era un concetto fin troppo caro a Blake per restare dentro quelle mura, ancora un po'. Si guardava intorno e vedeva solo sguardi di ragazzi persi, smarriti, sani costretti a fingersi pazzi per compiacere quasi le guardie. "La follia è uno stato mentale che ti autoimponi, Blake. Non esiste pazzo o normale. Siamo tutti pazzi.", si recitava mentalmente tutte le volte che perdeva la speranza. Lui doveva fuggire, loro dovevano fuggire. In un modo o nell'altro.
Stanco delle opprimenti pareti, decise di uscire, almeno l'aria gli era concessa. Il privilegio di una boccata d'ossigeno, umido ed infetto certo, ma comunque fresca.
Sotto lo sguardo delle guardie si dirisse verso il giardino, mani in tasca, fischiettante. Nessuno poteva sapere che lui - e tanti altri - meditavano di lasciare quel posto, di scappare e trovare una vita migliore. A volte Blake pensava di avere veramente la sindrome di Bordeline, ma non poteva arrendersi. Solo i vigliacchi si arrendevano e lui non lo era.
Una volta fuori inspirò profondamente e continuò a camminare per il perimetro controllato della zona. Scorse vicino ad un albero Calypso Pond, detta semplicemente Calì. Era una ragazza in gamba e, come lui, faceva parte dei Liberatori. Si avvicinò all'albero e gentilmente la richiamò sfiorandole appena una spalla, cercando di non farla sussultare.
«C'è un posto per un umile veterano di una guerra finita?», scherzò Blake riferendosi al motivo che lo condusse lì, in quella casa - anche se era una prigione. Ma Calì avrebbe potuto intuire tranquillamente che la guerra 'finita' di cui parlava Blake non era neanche iniziata.
Così il giovane pazzo attese una risposta.


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Edited by cherokee` - 4/12/2011, 13:52
 
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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 14:32     +1   -1
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calypso mesha pond.free soul ≈ 03/12/11 ≈ numb () ≈ look ()

Si strinse nel cardigan grigio quando una folata di vento la investì in pieno, fu più che altro un gesto involontario. I capelli biondi accarezzati dal soffio gelido emanavano un vago odore di mandorle; affondò il proprio naso un po' infreddolito nella sciarpa multicolor che le circondava il collo. Assorta com'era nel suo mondo di carta e grafite, china sul taccuino e con un'espressione di concentrazione dipinta sul viso, il mondo intorno assumeva una consistenza diversa. La sua bolla sapone altro non era che un residuo di un'infanzia che non aveva vissuto. A Calì disegnare sembrava solo un passatempo ma in fondo sapeva che disegnando, immaginando, poteva essere libera davvero. Quando il tocco leggero di una mano le sfiorò la spalla lei quasi non lo avvertì, ma la voce maschile richiamò in modo inevitabile la sua attenzione. Poggiò il taccuino in grembo e si portò la matita dietro l'orecchio. Sorrise alla sua frase, seppur un velo di amarezza le si poteva leggere in quegli occhi azzurri. E se quella guerra non fosse mai iniziata? Li avrebbero uccisi tutti prima ancora che potessero pronunciare la parola libertà. Scosse la testa a quei pensieri inutili, lei credeva in ciò per cui combatteva, senza esitazione.
« Beh, c'è l'intero giardino, Blake.» disse alzando la testa verso di lui. Quello, probabilmente, era il suo modo gentile per dirgli che poteva accomodarsi al suo fianco. Lei stessa si sistemò meglio sul prato, poggiandosi con il busto alla corteccia dell'albero e tirando a sè le gambe che portò al petto. Sembrava raggomitolata su se stessa, la classica posizione che assumeva quando la sua mente veniva invasa da pensieri scomodi.

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 14:54     +1   -1







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blake ares chamberlainfreak mental ≈ 03/12/11 ≈ breaking the habit () ≈ look ()

Blake oramai conosceva abbastanza bene Calì da sapere che i suoi modi per nulla gentili erano invece le sue intenzioni migliori. Non giudicava, lui per primo sapeva cosa volesse dire avere un briciolo di estro in più e non riuscire a contenere la propria personalità. Secondo Blake nessuno avrebbe dovuto tacere la propria indole, era contro natura. Quindi alle parole della ragazza sorrise e si accomodò al suo fianco, sospirando. L'aria era fredda, tagliente quasi, eppure a lui non importava. A volte temeva che se fosse rimasto ancora di più là dentro sarebbe diventato del tutto insensibile a qualsiasi cosa. Compreso il bisogno estremo di calore. Quella parola a volte gli sembrava così lontana da ciò che era la realtà... Tutto in quel luogo era freddo, umidiccio. I letti, il cibo, i vestiti. Tutto sembrava immobile nel gelo eterno della morte.
«Cosa stavi facendo?», domando con la sua solita aria innocente, quasi si aspettasse che la ragazza gli rispondesse senza prima schernirlo. Temeva, a volte, che la sua normalità - alla quale si aggrappava disperatamente - un giorno gli sarebbe ritorta contro. Blake sapeva però che o restava incollato a tutto ciò o moriva, sul serio. Un automa. No, lui voleva ancora provare il freddo, il calore, tutte le emozioni della sua sfera umana. Blake desiderava sentirsi libero, ancora.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 15:31     +1   -1
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Come aveva previsto il ragazzo si accomodò al suo fianco, tanto vicino da sentirne la presenza anche senza guardare ma sufficientemente lontano affinchè non la sfiorasse. Da quanto conosceva Blake? Settimane, mesi? Forse qualcosa di più. Il tempo alla Lennox era relativo, esattamente come tutto il resto. I giorni trascorrevano inesorabilmente, senza saper dire se velocemente o lentamente. Ti alzavi ogni giorno consapevole del fatto che stavi perdendo un pezzo di te, uno per volta. La cognizione del tempo spariva e l'unica cosa che ti faceva intuire che fosse un nuovo giorno non era la luce del sole ma il desiderio ardente di sopravvivere. Anche il sole lì sembrava un'illusione: un surrogato plastico della reale sfera di luce che brillava altrove e per chissà chi altro. A Calì mancava il sole, quello vero, la sensazione rassicurante che ne derivava quando la inondava con i suoi raggi, rischiarandole anche i pensieri. «Cercavo di ricordare come fosse il sole, fuori quello che uscì dalle labbra di Calì fu un pensiero assolutamente sincero che sapeva lui avrebbe potuto capire. Fuori, ad attenderla, non vi era una famiglia che bramava di rivederla: c'era lei e il mondo, che non conosceva ma che ardeva di addentare. «E aspettavo qualche tedioso ragazzo che mi infastidisse così che io possa mandarlo al diavolo» disse sarcastica rivolgendogli un sorrisino dello stesso stampo. Calì faceva del sarcasmo la sua lingua madre e spesso non era neanche necessario leggere le sue frasi in maniera diametralmente opposta: lei diceva ciò che pensava, solo in un modo più divertente, ecco. Ovviamente il quel momento stava palesemente scherzando: non l'avrebbe mandato subito al diavolo, magari nel tardo pomeriggio.

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Edited by cappie* - 4/12/2011, 17:14
 
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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 20:20     +1   -1







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blake ares chamberlainfreak mental ≈ 03/12/11 ≈ breaking the habit () ≈ look ()

Il mondo fuori... Sembrava più un'utopia che una fantomatica realtà. Al di là di quelle pareti poteva esserci un mondo intero, tutto da scoprire, e lui - loro - erano bloccati là, per sempre. Forse il per sempre era esagerato, forse un giorno qualcuno li avrebbe reputati 'guariti'. Ma finché Blake non fosse stato in grado di annuire e chinare la testa, sarebbe rimasto lì, lo sapeva. Ma lui non si era neanche piegato al sistema, secondo voi si poteva piegare ad una violenza del genere? Assolutamente no.
Osservò il cielo sopra di loro, da quelle mura troppo alte e sospirò, triste. Poi Calì attirò nuovamente l'attenzione del ragazzo con una frase intrisa nettamente di sarcasmo. Blake sorrise.
«Per fortuna che sono giunto io, allora. La mia pazienza è di ferro», proferì lui, ironico. Oddio, in realtà sapeva essere molto, ma molto, paziente, eppure c'erano momenti in cui finiva del tutto. Ed a quel punto c'erano solo gli aghi nelle vene.
«Se un giorno uscirò da questo posto, giuro sui miei genitori che lo farò chiudere! Parola mia», asserì Blake distogliendo lo sguardo dalla ragazza. Mormorò più che altro quelle parole. Lui non voleva che qualcun altro avesse la sua sorte e se un giorno, lui e Calì insieme a tutti gli altri sarebbero riusciti a scappare, avrebbe fatto di tutto per farli chiudere, e se Blake si metteva in testa qualcosa ci sarebbe riuscito, non importava come o perché, il punto era l'obiettivo che si era prefisso.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 20:58     +1   -1
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Prese distrattamente a giocherellare con i bracciali che aveva intorno al polso: erano fin troppi e dai colori spenti ma provocavano un vivace rumore quando battevano l'uno contro l'altro. Calì si faceva rapire spesso da dettagli simili, rincorreva particolari insignificanti che ai suoi occhi sembravano sempre motivo di ispirazione. O a volte lo faceva semplicemente per sfuggire a tutto il resto. Quando rialzò lo sguardo i suoi occhi puntarono verso una figura netta e distinta che in lontananza faceva avanti e indietro lungo il perimetro designato dal filo spinato. Si chiedeva come potessero quelle persone essere complici di tutto ciò. Notò che la figura aveva il capo rivolto verso l'albero dove lei e Blake sostavano, e ne potè percepire lo sguardo malevolo anche a metri di distanza.
Inavvertitamente si alzò e con una mano battè sui propri jeans per togliere qualsivoglia residuo di erba e terriccio.
«Oh, sono fortunata: non dovrò dare indicazioni stradali, oggi» commentò con la solita intonazione irrisoria. Sbadata com'era non si accorse nemmeno del taccuino che le era caduto e che ora giaceva a terra seminascosto dall'erba. Sospirò dall'alto del suo metro e sessanta, guardando il ragazzo che sedeva sul prato vicino a lei.
«Usciremo da qui, Blake. In un modo o nell'altro» disse più a se stessa che a lui. Pensò che l'unico modo per far chiudere quel posto era raderlo al suolo: quando questo pensiero le balenava in testa sentiva che anche la paura del fuoco veniva messa da parte. Aveva immaginato tante volte quei vetri rotti dall'irruenza delle fiamme e un incendio che divorava quelle mura. Ma era un azzardo, mettere in salvo tanti ragazzi durante una calamità simile era difficile, soprattutto perchè li avrebbero fatti ardere nel fuoco piuttosto che lasciarli liberi.
Si tolse le ballerine e le poggiò ai piedi dell'albero avvertendo la sensazione del freddo sotto i piedi nudi. Agile come sempre si arrampicò su di esso e prese posto su un possente ramo che le permetteva di tenere tutto sotto controllo ma di non essere vista. Ad un metro e mezzo sotto di lei c'era Blake verso cui ora concentrava la propria attenzione.
«Muoviti, non ho intenzione di farmi venire il torcicollo per parlare con te!» ammonì lei che a differenza del ragazzo non era pratica con la parola pazienza.

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 21:39     +1   -1







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Blake credeva di essere un ragazzo attento a tutto ciò che lo circondava, in realtà non era così. Forse per abitudine o appunto perché fosse per natura molto distratto non si accorse di essere osservato da qualcuno. Eppure lui doveva saperlo che gli occhi erano tutti lì, puntati su di lui, su di loro, li scrutavano malevoli come a voler carpire le loro pessime intenzioni. Potevano fargli di tutto, potevano costringerlo a prendere farmaci, a fare delle cose, ma non gli avrebbe mai permesso di entrare nella sua testa. Quello spazio, per quanto fittizio fosse, era ancora al sicuro - ma per quanto, Blake?
Sorrise alla frase sarcastica - l'ennesima - di Calì, osservandola mentre si alzava e lasciava scivolare a terra il suo taccuino. Sebbene non fosse un osservatore nato, Blake si accorgeva almeno dei dettagli, delle cose inutili. Che senso ha saper osservare se poi non ti accorgi delle cose importanti?
Calì aggiunse che sarebbero usciti da lì, in un modo o nell'altro. Ma dal tono intuì che il suo fosse più un incoraggiamento a se stessa che altro.
Poi la ragazza si sfilò le ballerine e, coraggiosamente, posò i piedi sul manto erboso umidiccio e ghiacciato. Inarcò appena un sopracciglio per poi vederla salire sull'albero ed incitarlo a seguirla. Sospirò e raccolse il suo taccuino prima che qualcun altro lo trovasse. Ma decise che non glielo avrebbe restituito a meno ché lei stessa non se ne sarebbe accorta, ma dubitava di ciò. Pertanto lo nascose dentro la tasca del jeans.
Si guardò intorno e salì sull'albero a sua volta, abbastanza facilmente per poi prendere posto di fronte Calì.
«Posto carino, non c'è che dire. Non credi che però si accorgano della nostra bravata?», domandò titubante. E' vero, non c'era nulla di male nel salire su un albero con i controllori là sotto, però aveva la sensazione di destare dei sospetti ed il suo intento era tutt'altro che quello di crearne. Però, c'era da dire, si fidava ciecamente di Calì, molto stupidamente per altro. Chi era, perché fosse lì, a lui era estraneo, però sentiva di potersi fidare di lei. Sentiva che lei non avrebbe tradito nessuno, perché essere traditi era una sensazione già conosciuta e che non voleva riprovare - come tutti là dentro.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 22:11     +1   -1
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La sensazione di vuoto sotto i piedi era una cosa che amava terribilmente; l'aria che tagliava con il gesto frenetico dei piedi che facevano avanti e indietro. Con molta probabiltà avrebbe perso la sensibilità alle dita ma sembrava del tutto incurante della cosa. La vista da lì era sicuramente migliore ma salire ancora più in alto ne riservava una sicuramente splendida. Peccato però che azzardare una cosa simile le sarebbe valso un bel pomeriggio di seduta "terapeutica" giù nei sotterranei.
Osservò silenziosamente Blake salire e affiancarla, ascoltò silenziosamente cosa aveva da dirle.
«E che vuoi che mi importi? Il massimo che possono fare è tirarmi giù con la forza.» rispose sfrontata come suo solito «E comunque stai tranquillo, ci tengono d'occhio da quando ci hanno visti parlare insieme» aggiunse subito dopo dimostrando che non erano solo le guardie a controllare loro ma che lei facesse altrettanto. Per certe cose Calì prestava un'attenzione quasi sacrale.
Non vi era pericolo che che gettandosi da lì o arrampicandosi sugli alberi potessero fuggire. A pochi metri vi era il limitare del territorio in cui potevano liberamente muoversi, il filo spinato era solo un avvertimento. A parecchi metri più lontano vi era il vero confine: una cinta muraria alta e possente nascosta da alti e sontuosi alberi. Nemmeno volando sarebbero potuti fuggire.
Calì sospirò rumorosamente e non per la prima volta da quando si era alzata quella mattina.
«Sai, se riesci a raggiungere il cancello principale, giù dov'è il muro, puoi vedere fuori. E' una vista che fa male» non lo guardò mentre parlava, gli occhi fissi sul prato sottostante, un'amarezza fin troppo percepibile nella voce. Lei una volta c'era riuscita, ad arrivare al muro, e quella boccata d'aria fresca che aveva rubato da fuori l'aveva avvelenata, ferita, devastata dentro. Quando sei chiuso in gabbia scorgere il mondo fuori non è altro che una pugnalata.

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 22:26     +1   -1







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Come già detto, Blake non era un osservatore tanto abile, ma quanto labile della verità. Pertanto non si sorprese molto delle parole di Calì riguardo al fatto che già li tenevano sott'occhio. Però non potevano impedire ai ragazzi lì dentro di dialogare. Non potevano impedire al verbo di diventare arma potente ed indistruttibile. La lingua non ha ossa ma le spezza.
«Effettivamente hai ragione, il peggio che potevano farci ce l'hanno già fatto», constatò tristemente Blake, per poi osservare lo sguardo di Calì perdersi dapprima nel verde e poi oltre, dove c'era quel cancello che aveva un solo significato: la libertà.
Infatti la bionda commentò cosa ci fosse di attraente al di là, anche da dentro. Una vista che secondo lui non faceva male, doveva invece dare coraggio a tutti quelli che erano là dentro, una speranza.
«Ti sbagli, non fa male», iniziò leggermente titubante, per poi prendere una foglia sempreverde dall'albero e staccarla. Ci giocherellò appena tra le dita. «Deve essere sinonimo di forza e coraggio. Quella vista deve farci ricordare che c'è ancora speranza», parole sagge le sue, indubbiamente, ma per quanto tempo ancora avrebbe potuto raccontarsi quelle bugie, la notte, prima di andare a dormire? Non per sempre. Prima o poi neanche quella favoletta sul mondo fuori sarebbe stata sufficiente per impedirgli l'annullamento di sé. Blake ci avrebbe provato in tutti i modi possibili ed immaginabili a restare attaccato alla realtà, giorno dopo giorno, ma sapeva che prima o poi tutto ciò non gli sarebbe bastato e sarebbe crollato, come un castello di carte al lieve soffio di un bambino.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 23:19     +1   -1
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Non temere di morire: non si può uccidere chi è già morto. Questo dicevano i Liberatori, per loro la paura della morte era del tutto inutile ed avevano ragione. In ogni caso loro lì dentro sarebbero morti, anche solo nello spirito. Fu la frase di Blake a ricordarle quel concetto, così vivo e forte nella sua mente. Loro lottavano e resistevano per una causa più che valida, per quel diritto irrevocabile di vivere che era stato loro estirpato.
Calì avrebbe combattuto fino alla fine ma l'alta possibilità di uscire di lì diversamente da come vi era entrata metteva in dubbio quella che lui chiamava speranza.
La ragazza scuoteva il capo mentre il ragazzo parlava, più per allontanare quell'ennesima illusione che per mostrare il suo disappunto.
«Blake, la libertà è una droga» iniziò guardandolo duramente, più di quanto avrebbe voluto. Gli occhi azzurri di lei fissi in quelli scuri di lui, irremovibili e insondabili.
«Una piccola dose per poi sprofondare nell'abisso dell'astinenza.» la sua voce si alzò di volume senza che se ne accorgesse, battè il pugno chiuso della mano sul legno ruvido e frastagliato del ramo. Era vero: credeva fermamente che loro sarebbero usciti di lì ma temeva lo stato in cui lo avrebbero fatto. Aveva visto ragazzi andare via, corpi vuoti e occhi spenti. Forse lui non li aveva scorti, non aveva visto le loro personalità sciuparsi e morire. Erano questi i veri dubbi che la attanagliavano la notte impedendole di dormire: lottava per una vita, ma quale vita?
«Io sono in astinenza. E non mi serve la speranza per uscirne» concluse infine quasi in un sussurro mentre riprendeva a guardare altrove, da quegli occhi che sembravano perforarle la testa.

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CAT_IMG Posted on 10/12/2011, 21:54     +1   -1







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Le parole - amare - di Calì gli fecero capire che c'era qualcosa che si stava perdendo lentamente dentro di lei, l'unica cosa alla quale invece il ragazzo si appigliava per restare vivo, lucido. Se avesse osato perdere la speranza... Non osava immaginare come si sarebbe ritrovato. Non poteva, non doveva perderla. Era tutto ciò che aveva per poter ritrovare la forza necessaria e lottare. Gli occhi di Calì, azzurri, chiari, limpidi - incapaci di tradire, pensò Blake - fissi nei suoi, duramente, l'animo scosso da qualcosa che non riusciva a vedere oltre la coltre azzurra delle iridi... Ferita, era certo che fosse stata ferita, ma chi là dentro non lo era stato? Lui seppur superficialmente aveva subito la sua violenza psicologica da parte delle persone che più amava, anche lui conosceva il dolore.
La seconda frase di Calì fu accompagnata dall'impeto della rabbia, sapere di essere in gabbia e non poter fare nulla per fuggire. Blake non demordette, la guardò con la stessa intensità, certo di ciò che stava facendo. Reputava di essere una drogata? Ebbene chi non lo era lì dentro!? No, Blake non avrebbe mai smesso di sperare neanche fra cent'anni, neanche dopo la morte se c'era una vita dopo questa. Poteva essere la prima a fregarti - la speranza - ma a lui non importava, era anche l'unica cosa concreta a cui appigliarsi.
Infine Calì disse che non aveva bisogno della speranza e distolse lo sguardo da Blake. Il ragazzo inarcò un sopracciglio.
«E' questo quello che dirai quando l'incubo sarà finito? Che la speranza è per i drogati, domandò retorico - ed abbondantemente sarcastico. «Fai come ti pare, Calì, ma... La speranza non è una droga, è l'unico motivo che ci tiene in vita e lo sai», sentenziò il ragazzo, facendo per andarsene. Già quel posto gli uccideva i sogni, non voleva che anche lei lo facesse. Non avrebbe permesso a nessuno di entrargli in testa, avrebbe lottato. Blake non si sarebbe mai arreso.


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CAT_IMG Posted on 10/12/2011, 23:33     +1   -1
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Fondamentalmente Calì era sempre stata una ragazza fin troppo caparbia, che sosteneva le proprie convinzioni nel bene e nel male, giuste o sbagliate che esse fossero. Fin da piccola in lei si poteva scorgere quell'estremismo ostinato che la caratterizza tutt'oggi: quando aveva circa otto anni e tutti i bambini le ripetevano che Babbo Natale non esisteva, lei imperterrita continuava a sostenere il contrario. Perchè lei ci credeva e ad un certo punto crederci diventava una questione d'orgoglio. Un fatto di coerenza, tra lei e il mondo.
Calì non aveva bisogno di sperare, lei aveva bisogno di credere fermamente in qualcosa che sapeva con certezza non l'avrebbe mai abbandonata finchè ella stessa non l'avesse deciso.
Calì era una disillusa e necessitava di aggrapparsi a delle certezze propriamente sue. La linea era davvero sottile tra le due cose, quasi nemmeno palpabile eppure lui rappresentava esattamente ciò che lei non sarebbe più stata. A suoi occhi, Blake sembrava uno di quei rivoluzionari tutto idee e speranze, sicuramente più libero di lei e più fragile. La speranza è l'ultima a morire, ma la prima ad illudere.
«Sperare» ripetè a bassa voce, accennando ad un sorriso amaro e sarcastico. Le parole di Blake colpivano come massi che scivolano da un dirupo.
«Blake, la speranza non è tutto. Forse per te sì, continui ad andare avanti alimentato da un'illusione...» sputava quelle parole come se le avesse trattenute per troppe, cariche di qualcosa di indefinibile.
«Quello che so è che se continuo a tener duro è perchè lo voglio, se continuo a credere, a sostenere che uscirò da qui è perchè lo voglio! Io vivo per mio volere non per un atto di fede!» non si accorse nemmeno di aver preso a gesticolare mentre parlava, quasi lo aggrediva, gli occhi puntati nei suoi, aggrappati a quelle iridi nere prima che si allontanassero. Notò il suo movimento e di certo non si oppose: voleva andarsene e lei non l'avrebbe fermato. Lì imponevano loro fin troppe cose. Ma si chiese fin a quando avrebbero potuto fuggire da quei discorsi, l'uno dall'altro?
Si portò le braccia conserte sul petto e preferì perdersi guardando il verde delle foglie sopra la sua testa. Uno strano peso le si bloccò all'altezza dello stomaco mentre il suo viso prendeva una piega arcigna. Voleva dirgli qualcos'altro ma un improvviso mutismo la fece tacere.

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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 00:07     +1   -1







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Blake non ebbe il tempo di muoversi più di tanto dal ramo in cui si trovava, così riuscì a sentire cos'altro aveva da dire la piccola Calì a riguardo. Lei non sperava, non era viva grazie ad una fede, ma solo grazie alla sua unica volontà. La guardò un attimo e sorrise. «Vis est vis», mormorò un latino biascicante per poi ricordarsi di ciò che aveva raccolto qualche minuto prima dal manto erboso. Blake amava far cambiare idea alla gente, ma specialmente amava far ammettere qualcosa che qualcuno pensava di non avere - o in questo caso credere.
Ritornò al suo posto e frugando tra le tasche del jeans estrasse il taccuino di Calì, lo sfogliò velocemente sotto lo sguardo - presumibilmente scioccato - della bionda e lo richiuse tenendolo ben stretto in mano.
«Sono... Interessanti», commentò brevemente Blake osservando la reazione della ragazza. «Strano che una che non crede nella speranza osi disegnare», continuò, ironico e divertito. Quando voleva, Blake sapeva essere tristemente opportunista. Ma non voleva essere cattivo, in quel caso. Era molto legato a Calì, anche se non sapeva bene come o perché, ma sapeva che non avrebbe mai voluto ferirla volontariamente. La spingeva a reagire nell'unico modo logico che avesse: la fede.
«Se non credi in niente, non hai nessuno con cui prendertela. Un capro espiatori è sempre meglio di prendersela con sé stessi», concluse, quando la bionda si avvicinò e cercò di strappargli di mano il taccuino, ma lui lo ritrasse in tempo e si ritrovò con il volto a pochi millimetri da quello di Calì.
«Eh no, non hai speranze, cosa ti importa di questi disegni?», domandò altamente retorico, soffiandole quelle parole sul volto. La situazione iniziava a farsi decisamente interessante.


when our hearts meet, will we make it then.
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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 00:34     +1   -1
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If you're only dreaming
why I hear you screaming?

calypso mesha pond.free soul ≈ 03/12/11 ≈ numb () ≈ look ()

Non era mai stata particolarmente distratta, Calì era una persona di natura propensa ad osservare i dettagli data la propria indole creativa ma ciò non toglieva numerose dimenticanze. Quella commessa quella mattina era stata una vera e propria sbadataggine: quando si era alzata dal prato per arrampicarsi sull'albero era fermamente convinta di avere il proprio taccuino al sicuro nella tasca dei jeans. Quale errore madornale.
Come si accorse di non averlo con sè? Quando il signorino Blake osò sventolarglielo davanti come un trofeo, il che poteva essere paragonato al drappo rosso per i tori. Perchè il quel taccuino non c'erano solo ricordi impressi sulla carta, ma l'errore fugace della distrazione.
Il rumore delle pagine che vengono voltate, la carta stropicciata e consumata, arrivò alle sue orecchie prima delle parole di lui. E in quel momento qualunque cosa lui avesse mai potuto dire non sarebbe stato altro che un silenzio urlo nel vento.
Calì smise di sentire perchè si sentì improvvisamente scoperta.
«TU!» fu l'unica parola che uscì dalle sue labbra ormai chiuse in una piega sottilissima, i nervi talmente tesi da fare male. Era assolutamente e inequivocabilmente fuori di sè. La cosa peggiore era che la mente attenta di Calì non era quasi mai puramente razionale, anzi, il più delle volte l'istinto aveva la meglio. Esattamente come quando si gettò praticamente addosso al ragazzo per riacciuffare il proprio taccuino, incurante del fatto che potesse perdere l'equilibrio e cadere.
Un guizzo di lucidità le fece rendere conto di cosa stesse combinando: le mani che incontrollabile tentavano di riafferrare l'oggetto che lui prontamente aveva allontanato, il volto troppo vicino al suo e lo sguardo imperdonabile che volevo solo incenerirlo.
«Chiamalo estro creativo se ti pare. Te lo dirò una volta sola: ridammi immediatamente quel taccuino» si era fermata un attimo mentre parlava, gli occhi azzurri inchiodati nei suoi che si muovevano impercettibilmente solo per quella improvvisa rabbia che era sbottata fuori. Ma in fondo lei lo sapeva che non odiava lui, che quella rabbia aspettava solo che la miccia venisse accesa.
Riprese ad agitarsi in malo modo per riottenere ciò che era suo, ottenendo come unico risultato quello di avvicinarsi ancora di più. Probabilmente non gli avrebbe perdonato nemmeno quello.

your beauty is not just a mask.
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