release, i'm out of CONTROL!, Henry/Neiphile

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CAT_IMG Posted on 12/12/2011, 20:39     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 12/12/11 ≈ release() ≈ look ()

La Lennox non era popolata da chissà quale gran numero di ragazzi, se ne era accorto a mensa quando circa il 99% dei suddetti si ritrovava seduto ad un tavolo di un tristissimo bianco ospedale. Escludendo quei pochi che riuscivano a fuggire ai pasti regolari e forzati, erano all'incirca un massimo di un centinaio di ragazzi. Fatte queste considerazione si ritrovò a pensare che ci fossero davvero poche possibilità di rivederla se non dopo un discreto numero di giorni, ovviamente per "rivederla" si intendeva che potesse parlare a tu per tu con lei senza essere tenuto strettamente sotto controllo. Ovviamente, anche in quello, Henry aveva avuto la sciagurata sorte di beccare proprio quella possibilità su mille di non scontrarla nemmeno per i corridoi!
Così, si era pigramente rassegnato all'idea che forse non l'avrebbe rivista -che melodrammatico lui- e che magari se l'era solo immaginata. E il fatto che poi continuasse a pensare a lei non aiutava nella seconda ipotesi. In pratica, se fosse stato solo frutto della sue fervida immaginazione, allora stava alimentando un fuoco di paglia.
Quel giorno si era alzato e semplicemente aveva deciso di gettarsi su una sedia a sdraio della piscina, rifugiandosi dietro un vecchio giornale del dopoguerra, accompagnato dal freddo pungente dell'inverno e dall'aria umida della piscina. Tra l'altro lì potevano permettersi il lusso di tenere i climatizzatori accesi per l'aria calda anche in piscina!
Non c'era quasi nessuno e non solo perchè fosse abbastanza presto, ma perchè bisogna essere davvero malati di mente per buttarsi in quell'acqua gelata.
Henry si sdraiò incrociando le gambe e guardandosi intorno come se quel posto gli appartenesse; portò le braccia dietro la testa e prese a fissare il soffitto pallido sul quale si rimandavano i riflessi ondulati dell'acqua. Si appisolò con l'odore di cloro nel naso e il pensiero di lei nella mente.

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arlette`
CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 20:25     +1   -1







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neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 12/12/11 ≈ the beauty and the tragedy () ≈ look ()

Neiphile era brava a nascondersi. Era nata forse per mischiarsi alla folla e perdersi in essa, senza più ritrovarsi. Forse era quello il suo dono nascosto, la sua promessa mantenuta, lei. La bellezza poteva mascherarsi in molti modi e Neiphile era brava a scappare. Pertanto, in quei giorni sebbene le sanguinasse il cuore a pensarci, era scappata, aveva continuato a nascondersi tra la misera folla della Lennox House, temendo per l'incolumità di Henry. Per altro aveva fatto anche una prova sciocca, tipo mantenere la castità per tre giorni consecutivi. Questa grande prova le era costata cara, in realtà. Neiphile aveva una patologia e non poteva provare ad essere diversa da ciò che era, lo sarebbe stata nel momento in cui avrebbe tirato fuori tutto il veleno che aveva in corpo, tutte le sofferenze, tutto il male. Proprio come quando si viene morsi da una vipera: bisognava succhiare via tutto il veleno.
Al quarto giorno era crollata e non ce l'aveva fatta. Il giorno dopo, soffocata da un gran senso di colpa, decise di riprovarci, ma il giorno successivo non ci riuscì di nuovo. Ma era decisa, Neiphile, voleva placare la sua fame di qualcosa di non commestibile, voleva smettersi di vendersi, voleva diventare forte. Pertanto riprovò.
Quello era il terzo giorno che Neiphile non consumava alcun rapporto sessuale con qualcuno di sesso maschile e non ricorreva neanche al fai-da-te. Quindi era tutto fuorché tranquilla.
Si arrese e si vestì nel modo migliore che potesse voler dire 'saltami addosso', ma faceva freddo quindi fu costretta ad indossare una giacca. Pensò di raggiungere la piscina, dove c'era sempre un inserviente che si curava della pulizia di quella. Andava bene qualsiasi individuo, purché respirasse e fosse di sesso maschile. Ma le sue aspettative furono tradite da qualcosa che avremmo osato chiamare fato.
In piscina non trovò nessun inserviente, nessuno di inutile da usare. Trovò qualcun altro.
Il ticchettio dei suoi tacchi doveva aver anticipato il suo arrivo. Vide il ragazzo per il quale si era messa in testa di cambiare leggere il giornale su una delle sdraio della stanza. Si bloccò a quasi tre metri da quello.
«Henry», sentenziò come saluto e sentì il fuoco arderle il basso ventre, di nuovo. No, non andava bene, doveva andare via. Ma non voleva. «Scusa non volevo disturbarti», e dicendo ciò fece per andarsene. Temeva per lui, per lei. Era certa che la sua 'castità' le avrebbe fatto fare e dire cose impensabili.


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CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 22:39     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 12/12/11 ≈ release() ≈ look ()

Non aveva mai avuto il sonno particolarmente pesante, nè tanto meno sobbalzava al minimo rumore; tuttavia quel suo dormiveglia sembrava essere destinato a durare poco. Con il giornale piegato su se stesso a coprirgli il viso doveva avere un'aria del tutto naturale, seppur dormisse in una maniera un po' buffa: con la bocca leggermente spalancata e la lingua penzoloni come un cane assetato. Non lo faceva di proposito, semplicemente non respirava bene quando dormiva.
Non seppe con certezza identificare quel flebile sussurrò che si insinuò nel suo timpano fino a giungere nel suo cervello e lì soffiò muovendo dei campanelli invisibili che lo svegliarono.
Sobbalzare in quel modo e al contempo avvertire quel senso di vuoto e smarrimento che si ha quando si cade, non fu esattamente il modo migliore per salutare di nuovo la realtà. Quando sogniamo entriamo in un mondo che è interamente nostro, ma lui non aveva nemmeno quel rifugio. Sognava di rado, il suo riposo non era altro che un manto nero sugli occhi.
Non ricordava nemmeno di essere appollaiato su di una sdraio, effettivamente ritrovarsi con il fondoschiena sul pavimento freddo non aiutava all'orientamento. Ci era arrivato ruzzolando maldestramente e imprecando subito dopo per la botta. Prese a massaggiarsi una natica dolorante mentre i suoi occhi si rifiutavano ancora di aprirsi. Fu tuttavia distratto da un curioso ticchettio; con sguardo curioso si mise alla ricerca della fonte di tale rumore, perlustrando per bene al di sotto delle sedie.
Quando scorse un paio di piedi fasciati da scarpe col tacco fece la cosa più naturale del mondo: si porse per vedere meglio. Quello che Henry aveva dimenticato era che in quel momento all'altezza della sua fronte c'era una bella barra metallica che costeggiava una delle sdraio.
Molto delicatamente andò a sbattervi contro procurandosi un dolore allucinante. E visto che non c'è due senza tre, il povero Henry, traendosi indietro e ululando di dolore, battè in malo modo il gomito contro un'altra sdraio alle sue spalle. Peggio di così non poteva andare. Ignorava che potesse essere, sapeva solo che stava collezionando un'innumerevole serie di figure da quattro soldi.

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CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 23:07     +1   -1







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neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 12/12/11 ≈ the beauty and the tragedy () ≈ look ()

Neiphile non ebbe neanche il tempo di voltarsi che una serie di rumori la costrinsero a voltarsi nuovamente. Henry si era dato pena di rompersi in quattro a momenti per cercare di svegliarsi, evidentemente - e lei non si era neanche accorta che dormiva! Se se ne fosse accorta, probabilmente sarebbe sgattaiolata via prima.
Così tornò indietro, sbuffando. «Se non c'è Blaise che cerca di ammazzarti, ci sei tu, a quanto noto», disse sarcastica prima di allungare una mano ed afferrarlo malamente per un braccio per cercare di farlo alzare da quella sdraio senza che attentasse alla sua vita. Lo prese di peso - e probabilmente aiutata da lui - lo mise in piedi, per poi trascinarlo lontano dal bordo della piscina. Ci mancava solo che cadesse lì dentro del resto!
Finalmente in piedi, al sicuro, e relativamente sveglio, lo lasciò rendendosi conto che forse quel contatto era alquanto pericoloso nelle sue condizioni.
«Bene, adesso che ti ho salvato posso andarmene sul serio», disse, prima di voltarsi e cercare nuovamente di andarsene. Sapeva che se fosse rimasta non avrebbe risposto di sé e non voleva, per questo si stava comportando anche freddamente. Non voleva ferirlo, ma non poteva di certo dirgli come stavano le cose, ecco. Era una cosa privata, pensò Neiphile. Talmente privata che vorresti condividerla con lui, anche sul pavimento, vero? La prese in giro la coscienza che lei azzittì velocemente. Doveva decisamente andarsene.


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CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 23:40     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 12/12/11 ≈ release() ≈ look ()

Dicono che le disgrazie non vengono mai da sole e che per vedere l'arcobaleno bisogna aspettare la pioggia. Probabilmente la vita di Henry poteva basarsi su questi due modi dire e basta. In quel breve arco di giornata, o se vogliamo, in quel periodo, gliene erano capitate di tutti i colori -baciato dalla Fortuna proprio- e poi improvvisamente si ritrovava per quello che per lui era un caldo sole di giugno nel mese di febbraio. Vederla gli faceva più o meno lo stesso effetto: quella sensazione di calore tiepido che ti scalda mentre tutto intorno gela. Ci mise poco a realizzare che fosse Neiphile, semplicemente la sentiva. Anche se in quel momento tutti i suoi recettori sensoriali erano concentrati su quel dolore collettivo che lo invadeva.
Fortunatamente lei lo soccorse strappandogli anche un sorriso.
«Come vedi sono un pericolo pubblico!» disse scherzando anche se un fondo di verità c'era sempre. Aiutandosi anche un po' da sè riuscì a mettersi in salvo da quell'abominevole trappola infernale che consisteva in un paio di sdraio distanti circa mezzo metro l'una dall'altro. Del tipo che solo lui poteva avere le capacità di farsi male lì.
«Hey, hey aspetta!» esordì impettito e perplesso quando lei gli voltò le spalle per andarsene. La guardava in una maniera assolutamente spaesata per il suo comportamento. Gettò d'istinto una mano per raccogliere la sua e fermarla. Non voleva che se ne andasse, non voleva proprio.
«Ciao anche a te, eh!» il suo tono non era affatto severo o scontroso, era il classimo tono rilassato e gioviale di Henry che però nascondeva una muta curiosità di scoprire cosa la portasse a trattarlo così

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CAT_IMG Posted on 13/12/2011, 23:56     +1   -1







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neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 12/12/11 ≈ the beauty and the tragedy () ≈ look ()

Cosa si aspettava, del resto? Che la lasciasse andare così, senza battere ciglio? No, ovviamente. Istintivamente le afferrò una mano costringendola a voltarsi. E di nuovo quel fuoco arderle. Sbuffò lasciandogli la mano ed incrociando le braccia al petto, mentre la salutava.
«Ciao, Henry», disse piatta, asciutta. Non voleva lasciar trasparire l'urgenza dei suoi bisogni animaleschi, ma l'idea di allontanarsi da lui, adesso, sembrava altrettanto ridicola. Del resto era lui che voleva, no? Perché non prenderselo e basta, e farla finita con tutta quella storia?
«Sarò schietta e sincera, sai che odio le bugie...», iniziò per nulla convincente, portandosi le mani sui fianchi. Cosa avrebbe dovuto dirgli? "Sono in astinenza da tre giorni! Tre! Lo sai cosa vuol dire? Che non resisto, tantomeno a te. A te non resisto a prescindere quindi il problema non si pone neanche, ma... Ti dispiacerebbe se ti... Saltassi addosso ora, seduta stante?"... No, non era decisamente il caso.
Ma non disse più nulla, incapace di pronunciare qualcosa di senso compiuto, fece l'unica cosa logica. Senza troppe cerimonie, si avvicinò a lui e prese il suo volto tra le mani e lo baciò con fin troppo trasporto. Si liberò velocemente della giacca che indossava, restando con quel misero corsetto che aveva scovato tra i suoi averi. Questa non era neanche la via più ragionevole del resto.
Quando realizzò cosa stesse facendo e che era Henry e non poteva comportarsi con lui come se non le importasse, si allontanò dal suo volto di scatto, con il viso già arrossato e senza fiato. «Io...», una frase decisamente intelligente, Neiphile, prego continua. Lo lasciò del tutto e si chinò a raccogliere la giacca che portò sul petto; poi si scostò una ciocca di capelli, portandola dietro l'orecchio. Teneva lo sguardo sui suoi piedi.
«Sono tre giorni che... Beh, conosci la mia patologia, puoi arrivarci da solo. Tre giorni! Sto impazzendo e potrei saltare addosso a chiunque respiri ed appartenga al sesso maschile, mi dispiace», ammise. Si sentiva frustrata ad ammettere tali cose, perché era come se Henry per lei non valesse nulla, come se fosse uno dei tanti, ma non lo era. Quei tre giorni erano per lui, era per lui che stava facendo la fame. Ma questo piccolo dettaglio forse era meglio tenerlo per sé.


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CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 15:18     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 12/12/11 ≈ release() ≈ look ()

Probabilmente avevano ragione quando dicevano che tutto ciò che un uomo sa di una donna non è che un libro dalle pagine tutte bianche. Questo stereotipo ampiamente diffuso era quanto meno vero e alimentava la concezione che l'uomo non capisce -il più delle volte- gli ambigui comportamenti femminili. Ora, c'è da dire, che la colpa non è interamente loro se purtroppo li associano solo agli ormoni della sindrome premestruale o in casi estremi -cioè come quello di Henry- a patologie mentali piuttosto serie. Dietro ai comportamenti inspiegabili delle donne c'era sempre un'arcana ragione che sfuggiva ai più.
In quel preciso momento tuttavia, ad Henry non sarebbe passato nemmeno per l'anticamera del cervello che forse poteva essere causa di tale atteggiamento da parte di Neiphile. Non che fosse -completamente- stupido, era solo troppo ingenuo. Così dapprincipio prese a crucciarsi con innumerevoli turbe mentali. Se prima gli doleva la testa ed era ancora frastornato, il che portava ad una comprensione delle cose da parte sua ancora più lenta, dopo essersi ritrovato Neiphile praticamente tra le braccia il suo cervello si rifiutò di dargli una mano e se ne lavò le mani. "Arrangiati" probabilmente gli aveva detto. Baciarla di nuovo gli aveva completamente fusi i neuroni restanti dopo l'urto. La foga poi che ci mise gli offuscò completamente la vista; proprio non riusciva a capirla in quel momento ma era troppo impegnato a stringerla a sè mentre finalmente dissipava quella sete che lo stava portando all'esasperazione. Aveva una maledetta sete di lei e non gli sembrava nemmeno giusto. Quando lei si scostò e riprese a parlare, lui si sentì attratto come una calamita.
Si sentiva maledettamente in colpa, dopo averla ascoltata. Non sapeva cosa dirle, nè tantomeno cosa fare. Come doveva reagire ad una cosa simile? Si sentì anche privo del minimo tatto. Allungò una mano verso di lei, ma la lasciò a mezz'aria; la bocca semiaperta per proferire parole che stentavano ad uscire.
«Non...cioè, perchè?! Voglio dire, non lo so che voglio dire. Non voglio che tu stia così, ma nemmeno che tu.. beh, insomma» un discorso da perfetto oratore in pratica, di cui si capirono forse due o tre parole e per niente il senso. Non voleva che stesse male pur di trattenersi, ma nemmeno che si desse via, però non riusciva a dirglielo perchè ammetterlo significava anche rendersi conto che stava diventando possessivo nei suoi confronti.
«Posso aiutarti in qualche modo?» chiese semplicemente e piuttosto titubante, ma per nulla spaventato per ciò che gli avrebbe risposto. Capì che avrebbe fatto di tutto per lei.

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arlette`
CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 17:31     +1   -1







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Il fatto che Henry avesse ricambiato, in quel modo poi, non era una cosa buona - secondo Neiphile. Però non poteva di certo dire che la cosa per sé non le facesse piacere, anzi.
Quando si distanziò da lui e Henry fece per toccarla di nuovo, si sentì doppiamente frustrata. Poi il ragazzo disse una frase senza logica, ma che Neiphile ugualmente capì e sorrise, ringraziandolo per quel pensiero carino da parte sua, ma in quel caso per quanto lei sostenesse che volere e potere fossero la medesima cosa, differivano in maniera abnorme. Poi Henry le chiese se potesse aiutarla in qualche modo ed era sicura che quella fosse la prima volta, in vita sua, che arrossiva. Il modo c'era, eccome, ma non era per nulla ciò che Neiphile desiderava fargli - detto brutalmente. Pertanto scosse il capo.
«Ci sarebbe... Ma se sto lottando contro me stessa non posso chiederti una cosa del genere», disse la ragazza, continuando a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli. Poi sospirò ripensando alle parole dello strizzacervelli che la teneva sotto cura. Se voleva liberarsi delle sue pulsioni doveva rivelare il motivo per il quale lo faceva. Aveva avuto il coraggio di dire solo una volta la verità, ma non l'aveva mai raccontata per intero, la sua storia si intende. Lei si concedeva per fare un dispetto a suo padre, per vendicarsi dell'abuso che le era stato imposto. «In realtà ci sarebbe anche un altro modo, non invasivo per distrarmi», si apprestò a dire, rassicurandolo che non avrebbe cercato di saltargli addosso - per quanto la tentazione fosse di gran lunga superiore ai suoi desideri.
«Dire il motivo per cui lo faccio, ma l'ho detto solo una volta in tutta la mia vita... Però di te posso fidarmi, posso cercare di lottare in modo diverso», aggiunse, prima di sospirare e sedersi a terra. Gli fece cenno di affiancarla, sorridendo debolmente. Forse se gli avesse raccontato la verità, tutta, senza saltare - ricordiamo che lo aveva solo ammesso a suo tempo, non rivelato del tutto - i dettagli il bisogno spasmodico di fare una cosa del genere si sarebbe annullato. Il solo pensiero, già, in lei scaturiva una sorta di nausea quindi era probabilmente il modo migliore.
Quando Henry si accomodò al suo fianco, distolse per un attimo lo sguardo da lui ed osservò la stanza. Le sembrava così difficile ammetterlo, dirlo... Eppure doveva provarci. Si voltò nuovamente verso Henry e cercò i suoi occhi.
«Mio padre abusava di me».


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CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 19:11     +1   -1
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C'erano davvero poche cose essenziali da sapere su Henry, tra queste che aveva un'innata e sconfinata pazienza. Per sopportare gli altri bisogna sopportare prima se stessi e per reggersi a lui occurreva di certo una quantità enorme di pazienza. Così, si era semplicemente si era abituato a trattare gli altri nel modo più sensibile possibile, sopportando di tutto e lasciando alle persone i propri spazi. Era tutta una questione di spazio personale e non, come quello tra di loro che si accorcia e dilatava con facilità impressionante.
"Chiedimelo, chiedi tutto quello che vuoi" pensò incoscientemente, prima di immaginare cosa avesse comportato. Il suo cervello si rifiutava ancora di collaborare era del tutto normale che fosse più idiota del dovuto. Taceva, per una buona volta, e semplicemente ascoltava; lasciava che quelle parole influenzassero sul suo battito cardiaco. Ogni tanto annuiva per mostrare quantomeno un minimo di presenza cerebrale; quando la vide sedersi capì che stava per rilevargli qualcosa di terribile. Era sempre così: sedersi poteva significare solo brutte notizie in arrivo; esattamente come una notta buia e tempestosa era per antonomasia simbolo di massacri. Quando lei gli fece segno di sedersi al suo fianco lui non se l'era fatto ripetere due volte. Si era fiondato al suo fianco con l'inappropriato desiderio di tenerla stretta.
Ci furono una serie di emozioni susseguirsi dentro Henry: prima, totalmente assorto ad ascoltare il suo discorso, con un cipiglio serio ma non severo; aveva avvertito qualcosa smuoversi quando alle orecchie gli era arrivata la parola "fiducia", o forse l'aveva sentita prima il cuore? Poi, quando finalmente Neiphile rivelò quell'abominevole verità, sembrò rabbuiarsi e impallidire al contempo, strinse i pugni talmente tanto da ficcarsi le unghie nel palmo e un qualcosa di nuovo si insinuò in lui: la rabbia.
Deglutì rumorosamente e gli ci volle molto per rialzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi azzurri. Non si era nemmeno reso conto di fissare il pavimento con l'aria spiritata.
«Io..tu, lui...» non sapeva cosa dire, avrebbe dovuto rassicurarla forse, avrebbe dovuto dirle che l'avrebbe protetta da chiunque soprattutto quell'uomo. Ma in quel momento iniziava a pensare che voleva solo farlo fuori, e l'argomento sembrò interessare anche a qualcun altro.

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CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 19:32     +1   -1







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Il balbettio di Henry fu evidente, come un lampo a ciel sereno. L'argomento forse non era dei più delicati, ma Neiphile voleva continuare sebbene in quel momento le immagini nella sua mente iniziarono ad apparire più nitide del solito. La prima volta, l'ultima, tutto. Adesso c'era il mostro da combattere.
«Questo è il motivo per il quale ho cercato di ucciderlo», rivelò la ragazza, allungando una mano e prendendo quella di Henry, per stringerla. Era assurdo, no? Quel discorso l'aveva distolta dai suoi intenti - ed i suoi impulsi - iniziali. Adesso la situazione era capovolta. Lui che voleva, evidentemente, proteggerla non riusciva a formulare una frase di senso compiuto e lei che cercava di tranquillizzarlo, come per dirgli che poteva farcela.
«Ma non devo partire dalla fine di questa storia, devo percorrerla nel modo corretto e cioè dall'inizio», continuò la ragazza, sospirando. Era coraggiosa, aveva affrontato Blaise, perché affrontare invece la sua vita doveva risultarle così... Difficile?
«La prima volta che abusò di me avevo cinque anni, mia madre era morta da appena qualche settimana. Entrò in camera mia e si sedette sul mio letto... Sentii la sua presenza, aprii gli occhi e lo chiamai. Mi guardò come non mi aveva mai guardato prima... Poi... Le sue mani, su di me. Non mi fece male, non era doloroso, sembrava quasi naturale... Pensai che fosse un modo come un altro per coccolarmi, non potevo immaginare che quello che mi stava facendo era l'abominio più grande», raccontò distogliendo lo sguardo da lui, mentre gli occhi iniziarono a pungerle per le lacrime che volevano uscire, prepotenti. Tirò su con il naso, quando una di quelle fece la sua comparsa e le rigò il volto.
«Quando capii che quello che mi faceva non era una cosa bella, era troppo tardi. Abusava di me giornalmente, non c'era giorno in cui non mi sfiorasse, non cercasse piacere in me... Si risposò, le cose non cambiarono, peggiorarono. Penso che tu i dettagli non voglia saperli», continuò passandosi una mano sulla guancia cancellando quel segno di umanità che c'era in lei, adesso. «Devo farlo, adesso. Ho bisogno di vendermi perché mi ha negato tutto quel uomo! Tutto! Ero solo un oggetto e non ho smesso di esserlo, sono diventata l'oggetto di tutti. Non riesco a trattenermi, diventa difficile, giorno dopo giorno... Voglio che muoia tra le più atroci sofferenze, voglio che la sua vita venga interrotta nello stesso modo brutale in cui è stata interrotta la mia con il suicidio di mia madre ed i suoi abusi. La vedo ancora, sai? Tutte le sere, prima di addormentarmi. Il corpo senza vita di mia madre penzolare dal soffitto», concluse quel racconto che seppur breve era la sua vita, l'esistenza tormentata che si ritrovava. E le pulsioni nei confronti di Henry si erano del tutto eclissate adesso, non sentiva più alcun bisogno o desiderio, adesso aveva solo sete di vendetta e voleva di nuovo uccidere suo padre, strappargli via il respiro dai polmoni come aveva cercato di fare quella notte di tante lune fa.


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Sapeva che non si sarebbe fermata, che avrebbe sputato tutto ciò che le avvelenava l'anima, tutto il marciume di un passato che non era dipeso da lei. Non l'avrebbe fermata, avrebbe assimilato avidamente ogni parola, oguna delle quali era una pugnalata al cuore. Il solo pensiero di quello che aveva subito gli provocava la nausea e parecchie fitte al petto, non avrebbe retto. Anzi no, lo avrebbe fatto per lei.
Henry ascoltava e nello stesso tempo sentiva una terribile sofferenza albergargli dentro. Soffriva per lei, soffriva con lei. Non era facile ascoltare e restare calmi, perciò tentò il più possibile di concentrarsi su di lei e di come le era sicuramente difficile ammettere tutto ciò. Dicono che quando si dice qualcosa ad alta voce lo si concretizza davvero.
Le strinse la mano quando gliel'afferrò e intrecciò le dita alle sue. Voleva solo stringerla a se e dirle che adesso c'era lui e si sarebbe premunito di farla stare bene. Si tratteneva a suon di morsi al labbro inferiore. Gli stava rivelando tanto di quelle cose che ad un certo punto si chiese come quella creatura così piccola e apparentemente fragile potesse nascondere dentro di sè tutto ciò.
«Neiphile, guardami» le ordinò dolcemente; le afferrò delicatamente il viso con entrambe le mani facendola voltare verso di lui. Aveva smesso di parlare e guardarlo e ora a vederla sembrava avesse gli occhi insondabili di chi si è svuotato.
«Ascoltami bene, tu non sei un oggetto va bene? Solo perchè quel mostro te l'ha fatto credere non significa che lo sei. Non posso fare nulla contro ciò che ti ha fatto, ma tu non meriti nulla di tutto questo. Nemmeno il ricordo!» prese a dire cercando di infonderle una forza che al momento le mancava sicuramente. Con un gesto gentile le asciugò con il pollice una lacrima che le bagnava leggermente la guancia.
«Tu ti fidi di me?! Allora credimi quando ti dico che sei meravigliosa, che non serve che ti lasci usare dagli altri... Ci sono io, guardami, sono qui adesso. Sono qui per te.» cercava le parole più adeguate per cercare di farle capire tutto ciò che in quel momento volesse trasmetterle.
«Non permetterò che ti accada altro» affermò mentre la tirava a sè per poterla finalmente abbracciare. L'ironia della sorte era che Henry aveva dimenticato per un attimo che proprio lui poteva essere un pericolo per lei.

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CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 21:36     +1   -1







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neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 12/12/11 ≈ the beauty and the tragedy () ≈ look ()

Lo aveva fatto. Aveva detto tutta la verità. A volte pensava che non ci sarebbe mai riuscita, poi era arrivato quel ragazzo nella sua vita e tutto era cambiato, lei si era messa in testa di cambiare, voleva diventare forte, voleva liberarsi di tutto il male che le era stato fatto, ma non poteva. Il ricordo l'avrebbe perseguitata in eterno e l'unica cosa, logica, che poteva fare era impararci a convivere. Ma la sola idea la terrorizzava, a volte desiderava che qualcuno entrasse nel suo cervello e cancellasse la sua memoria, permanentemente. A volte avrebbe preferito essere morta, piuttosto che viva.
Quando Henry le prese il volto tra le mani, si sentì arrossire, per la seconda volta nella sua vita. Si sentiva nuda, fragile. Se fino a quel momento 'vendersi' non aveva costituito un vero problema, adesso si sentiva spoglia di fronte a lui, si vergognava come una ladra di ciò che era insomma.
Disse che lei non era un oggetto, solo perché suo padre glielo aveva fatto credere non significava che lo fosse; lui non poteva fare nulla - e su questo eravamo tutti più che d'accordo - ma lei non meritava questo, eppure sapevano entrambi che oramai era andata così.
Le cancellò una lacrima con un gesto della mano e le chiese se si fidava di lui. Neiphile annuì, istintivamente. Si sarebbe fidata di lui, ciecamente. Lui era lì per lei. Sorrise, appena, mentre lui la stringeva a sé e lei lo lasciava fare, poggiava la testa sul suo petto e si lasciava cullare dalle sue braccia. Le fece una promessa, ma Neiphile sapeva che non poteva mantenerla.
Se prima le sue lacrime erano silenziose adesso erano veri e propri singhiozzi. Neiphile non piangeva da anni, non sapeva neanche cosa fosse piangere. I suoi condotti lacrimali erano rimasti asciutti per troppo tempo.
«Lo odio, lo odio, lo odio», mormorò tra i singhiozzi. Non voleva piangere, non avrebbe voluto eppure sapeva che non aveva alternative.
Qualche minuto dopo si calmò e respirò profondamente. Non più scossa dai fremiti, ma più serena, si raddrizzò tra le braccia di Henry e lo guardò negli occhi, sorridendo debolmente.
«Era la prima volta che lo dicevo a voce alta. Non l'ho mai detto a nessuno», e di questo poteva esserne certo. Lui era il primo in tutto, oramai. Il primo a farla arrossire, il primo a farle battere il cuore ed il primo a cui raccontava la sua storia. Neiphile era terrorizzata del fatto che oltre l'attrazione iniziale adesso ci fosse un altro tipo di coinvolgimento... Sentimentale. E lei non era per nulla esperta in quel campo.


I want to exorcise the demons from your past.
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CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 23:02     +1   -1
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take a bite of my heart tonight.

henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 12/12/11 ≈ release() ≈ look ()

I propositi di Henry erano sicuramente i più nobili che avesse mai potuto avere. Faceva promesse che non sapeva nemmeno se poteva mantenere, ma avrebbe tentato di tutto per farlo. Avrebbe fatto lo stesso per chiunque altro? Forse sì, forse no. Sapevo solo che voleva farlo per lei, gli andavo solo questo di fare. Smettere di pensare a qualsiasi cosa e dedicarsi a lei come fosse stata una creatura ferita che necessitasse di cure. L'aveva stretta a sè mentre lei si sfogava, senza proferir parola. Qualsiasi cosa dicesse gli sembrava inadeguata e non voleva rubarle anche solo lo spazio per piangere.
Quella ragazza incontrata per caso in un'aula di danza, stava diventando talmente importante per lui da essere fondamentale.
La teneva ancora abbracciata quando, dopo averle depositato un leggero bacio sui capelli, qualcosa improvvisamente mutò. Semplicemente quando aprì bocca, Henry era fuori di sè nel senso più letterale del termine.
«Oh, la nostra piccola Neiphile! Che storia commovente... tutto questo discorso per dire che non sei altro che un rifiuto?!» la guardò con un'espressione di pura perfidia dipinta sul volto. Non si mosso da dov'era, nè l'allontanò da sè finchè non fosse stata lei ad accorgersi di ritrovarsi nelle braccia di un altro.
«Ti sono mancato?» sussurrò mellifluo Blaise. Quello probabilmente era il momento peggiore in cui potesse intervenire e Henry non se lo sarebbe mai perdonato.

l'uomo è veracemente due.
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arlette`
CAT_IMG Posted on 14/12/2011, 23:18     +1   -1







tutti quanti nascondiamo ferite che nessuno dovrebbe mai riaprire.

neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 12/12/11 ≈ the beauty and the tragedy () ≈ look ()

Stretta ancora tra le braccia di Henry non si accorse di nulla. Solo le parole che ne seguirono le fecero notare che invece qualcosa era decisamente cambiato. Non c'era più il suo Henry, c'era l'altro il suo nemico. E lei adesso era troppo debole per combattere anche contro di lui.
Sfuggì dalle sue braccia ed indietreggiò a terra, cercando di scappare da lui prima che la prendesse tra pollice ed indice e la riducesse ad un moscerino.
«Blaise... Cosa vuoi?», mormorò con la voce strozzata, stringendo a sé, con estrema forza, la sua giacca adesso. Non aveva la sicurezza di quella notte, non era in grado di attaccarlo e difendersi, di farlo desistere dai suoi intenti criminali. Cosa mai poteva volere, allora?
Aveva paura, una paura tremenda in realtà. Lo guardava e temeva che se lei era riuscita a farcela, lui avrebbe rovinato tutto. «Restituiscimi Henry, non puoi farmi nulla lo sai», ribatté ma la sua voce tremava come non mai in quel momento. Forse sarebbe dovuta scappare, forse sarebbe stato meglio così. Ma l'idea di abbandonare il corpo di Henry nelle mani di quel mostro la rendeva furiosa. Doveva restare e combattere, non le importava come, doveva semplicemente farcela.


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CAT_IMG Posted on 15/12/2011, 12:30     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 12/12/11 ≈ release() ≈ look ()

Blaise si poteva definire come quello nel posto sbagliato al momento giustissimo. Adeguato almeno per lui, ovviamente. Nella maggior parte dei casi un paziente affetto da disturbo dissociativo d'identità teneva saparate ognuna di esse, le quali si ritrovavano ad avere in comune solo un corpo. Difficilmente ricordavano o percepivano l'esistenza delle altre, Henry e Blaise potevano considerarsi forse un'eccezione. Secondo i medici il fatto che fosse solo una doppia personalità non era che la punta dell'iceberg, vi era qualcosa che permetteva a Blaise di percepire l'esistenza di Henry e di tutto ciò che egli facesse durante la sua assenza. Ovviamente però per Henry non era lo stesso, perchè se avesse ricordato ciò che Blaise aveva fatto in tutti quegli anni forse si sarebbe chiuso da solo in isolamento. Tutto quello che sapeva gli perveniva da improvvise riprese di sè o dai racconti altrui.
«Perchè fuggi? Non ti spavento mica. Vieni a dare un bacino a zio Blaise. Mi sembra che farti i tuoi parenti sia una cosa naturale per te.» Blaise fiutava la paura esattamente come gli animali e allo stesso modo la cosa lo eccitava terribilmente. Con estrema lentezza si mise a carponi sul pavimento freddo e prese a gattonare verso la sua direzione. In realtà nemmeno lui sapeva cosa volesse, solo che appena l'aveva vista indietreggiare aveva capito che forse quella volta c'era davvero qualcosa con cui divertirsi. Una ferita in cui girare il coltello.
«Mettiti l'animo in pace. Lui è mio e posso fargli ciò che voglio. Spero per te che tu non ci tenga troppo perchè potrei fargli fare una brutta fine» asserì palesemente divertito con quel guizzo maligno negli occhi che lo caratterizzava. Dopodichè ritornò nel proprio silenzio ammirando la preda che aveva davanti.

l'uomo è veracemente due.
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