dominated by all you hated., Neiphile // Henry

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cherokee`
CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 01:10     +1   -1







tutti quanti nascondiamo ferite che nessuno dovrebbe mai riaprire.

neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 04/12/11 ≈ monster () ≈ look ()

La bellezza poteva distruggere. Con la bellezza le cose sembravano diverse. Una cosa bella aveva il potere indissolubile di avere ciò che desiderava. Neiphile non aveva nulla di ciò che avrebbe voluto, quindi non era bella.
Aveva provato a chiudere gli occhi e dormire, ma la scena di sua madre che penzolava davanti i suoi sembrava tenerla sveglia in quel incubo che era la realtà. Indossò quattro straccetti, le calze a rete bucate, i pantaloncini di jeans ridotti a brandelli, una maglietta troppo trasparente. Era merce e doveva mostrarsi, era in vendita.
A quell'ora della notte nessuno si sarebbe avventurato fuori dalla proprio stanza, ma dopo un anno di permanenza lì, Neiphile sapeva esattamente come abbindolare la guardie e come sfuggire al loro controllo. O meglio sapeva cosa dare in cambio. A lei, del resto, non importava molto.
Quella notte raggiunse l'aula di danza l'unica in cui potesse fumare in santa pace. L'insegnante aveva impregnato tempo prima l'ambiente dell'acre odore della sigaretta, nessuno si sarebbe accorto di lei.
Si osservò riflessa nella parete-specchio della stanza e non vide nulla, se non spazzatura. Rovinata, per sempre, da se stessa.
Evitò il suo sguardo e si accese la famigerata sigaretta, poi si avvicinò alla sbarra e vi si appoggiò. Velocemente girò su se stessa, tenendosi alla sbarra e poi si lasciò scivolare a terra, sulla polvere, con la schiena contro il suo riflesso. Vedersi era peggio dell'immagine del corpo senza vita di sua madre.
Sebbene avesse soddisfatto prima i suoi bisogni da ninfomane - era così che la definivano i medici - a Neiphile non era bastato. Sentiva il fuoco arderle, smanioso di concedersi. Una cosa raccapricciante, indubbiamente, ma lei lo desiderava più di ogni cosa - ed in quel momento il fai-da-te non era contemplato nel prezzo dell'appagamento dei sensi.


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Edited by cherokee` - 4/12/2011, 12:54
 
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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 13:25     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 04/12/11 ≈ animal() ≈ look ()

Henry era un dormiglione, ma proprio uno con il sonno talmente pesante che nemmeno le cannonate lo avrebbero ridestato dal suo letargo. Così quando nel tardo pomeriggio si era rifugiato nell'aula di danza per sbirciare le ragazze durante le prove, non aveva previsto che "la morte del cigno" avrebbe avuto su di lui un effetto sonnifero. « Eh? Dove sono? Chi sono? Quando si mangia?! » chiese all'improvviso mentre rinsaviva, guardandosi intorno allarmato e scattando in piedi come una molla. 1) constatò di trovarsi ancora ben nascosto dietro le quinte; 2) era Henry, almeno in quel momento e 3) secondo il suo orologio da polso l'ora di cena era passata da un pezzo. Tristemente sentì il proprio stomaco brontolare ma in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri. Se era ancora lì allora non l'avevano trovato, ma ciò non toglieva che forse lo stavano cercando. "Calmo, respira" si disse mentalmente, pienamente cosciente che emozioni troppo forti -come la paura- potevano scuotere un certo Blaise. Sfortunatamente per lui, e il suo brillante piano di restare tranquillo, vari rumori sospetti gli fecero accelerare il battito cardiaco. "Maledizione!" silenziosamente tentò di incamminarsi verso l'uscita ben attento a dove mettesse i piedi. Quando si accorse che doveva superare il palco per raggiungere le scale notò anche che i rumori sembravano aver smesso. Silenziosamente fece capolino da dietro una tenda e sorrise quando trovò una ragazza seduta per terra invece che quei bestioni delle guardie. « Disturbo? Vengo in pace! » disse raggiante con uno dei suoi soliti sorrisi inebetiti.

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cherokee`
CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 13:50     +1   -1







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neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 04/12/11 ≈ monster () ≈ look ()

Neiphile pensò che se non si fosse concentrata troppo sui suoi impulsi si sarebbe sentita meglio, avrebbe smesso di avvertire quella sensazione di panico derivante dalla smania che il suo corpo le procurava. Quando provava queste sensazioni, lo psichiatra le aveva consigliato di pensare a qualcosa di brutto legato al suo corpo. Il pensiero di suo padre, l'uomo che la aveva generata, che la toccava, che la obbligava a fingere piacere in quel atto mostruoso. Neiphile represse a stento un conato di vomito e si piegò su se stessa scacciando via il ricordo. No, preferiva darsi, consapevolmente, almeno sapeva cosa sarebbe successo.
Il risultato fu pertanto che la ragazza non trovò alcun modo per saziare i suoi istinti. Le avevano detto che era una causa derivante dal bisogno di essere perdonata per qualcosa che non aveva fatto, ma il tentato omicidio del padre bastava ed avanzava per reputarla sufficientemente pericolosa per il mondo intero.
Sobbalzò quando udì dei passi, pensava di essere al sicuro che non la avrebbero trovata e sottoposta all'elettroshock. Forse si era sbagliata.
Si guardò intorno, guardinga, per poi assottigliarsi contro lo specchio. Dall'oscurità della stanza sbucò un ragazzo, un suo coetaneo. Trasse un respiro di sollievo, non voleva che le bruciassero il cervello con l'elettricità.
Forse lo conosceva, forse no. Non le importava, lo osservò attentamente considerando le tre accezioni necessarie: era un ragazzo; respirava; non sapeva il suo nome. Erano le tre cose fondamentali che Neiphile cercava nelle persone su cui sfogare la sua rabbia in maniera del tutto sconsiderata.
Chiese se disturbasse, aggiungendo che veniva in pace. Un barlume di malizia le attraversò lo sguardo. Gettò la sigaretta lontano da lei e tenendosi nuovamente alla sbarra si alzò in piedi e sorrise.
«Disturbare? Affatto», asserì con lo stesso tono malizioso di prima. Neiphile non puoi saltare addosso a tutto ciò che respira!, la rimproverò la coscienza. Ma lei ribatté che invece poteva, eccome.
Pertanto si avvicinò a quello senza neanche sapere che tipo di matto fosse. Non le importava, poteva anche essere il più pericoloso dei pericolosi, ma nessuno avrebbe potuto farle più alcun male. Anzi se l'avesse uccisa, lo avrebbe semplicemente ringraziato. Non le importava molto.
Una volta di fronte il ragazzo, notò che era più alto di lei di qualche centimetro, tanto da arrivare a stento oltre il suo mento. Si mordicchiò le labbra con fare malizioso, ma non si mosse. Cosa aspetti, che quel poveretto di legga nella mente e scopra le tue intenzioni? I tuoi occhi non lasceranno scampo, ma non puoi sempre saltare addosso alla gente!, la ammonì quel briciolo di coscienza che si ritrovava. Ma Neiphile la azzittì, sì che poteva. Poteva dare loro ciò che più desideravano e cioè lei.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 14:56     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 04/12/11 ≈ animal() ≈ look ()

Appurato che in giro non ci fosse nessuno intenzionato a vivisezionargli il cervello, Henry si sentì immediatamente più sollevato. Poi il suo saggio intelletto, che funzionava sempre a scoppio ritardato, gli ricordò che si trovava in mezzo a ragazzi che di norma gli avrebbero fatto la pelle e che non poteva fidarsi di nessuno, nemmeno di se stesso. Quindi avrebbe dovuto dubitare anche di quella ragazza che a stento riusciva a vedere dato che l'unica fonte di luce era quella d'emergenza che troneggiava sia da un lato che d'altro dell'aula. Quest'ultima tra l'altro era ben diversa da come appariva vista da dietro una tenda: era piuttosto suggestivo essere circondato da specchi grandi quanto le pareti. Prima che potesse anche solo commentare si ritrovò la ragazza a pochi centimetri da lui; un'espressione sbalordita gli apparve in viso: quando si era alzata? E lui cosa stava guardando nel frattempo?! Gli venne istintivo indietreggiare prima che un sudore freddo gli imperlasse la fronte. «Non vuoi farmi a pezzetti, vero?» chiese ingenuamente, era paradossale domandare ad una ragazza dalla dubbia sanità mentale cosa volesse farne di lui. Tacitamente le passò di fianco per raggiungere il centro dell'aula, si portò le mani ai fianchi e si guardò intorno come se fosse il padrone della scena. «Che facevi qui? Dico, prima che venissi a salvarti dalla noia.» disse con il suo solito fare socievole, incurante del fatto che avrebbe potuto mandarlo al diavolo. «Per caso sei una ballerina?» chiese con naturalezza voltandosi verso di lei e squadrandola dalla testa ai piedi. Lui le ballerine ormai le aveva in mente tutte ma magari lei era una new entry che si era perso, chissà.

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 15:24     +1   -1







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neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 04/12/11 ≈ monster () ≈ look ()

La sua coscienza avrebbe potuto anche dire il vero, ma generalmente era raro che qualcuno fosse disposto a non capire le sue intenzioni esplicite. Peccato che forse quel ragazzo era matto tanto quanto lei quindi non poteva sorprendersi del suo atteggiamento guardingo. Temiamo sempre ciò che sappiamo fare.
Alla sua domanda velata di ironia e terrore, Neiphile scoppiò a ridere, istericamente. «Generalmente sono io che lascio gli altri farmi a pezzettini, non il contrario», rispose veritiera, notando come la sua preda le fosse sfuggita. Inclinò appena la testa curiosa. Nessuno scappava mai da lei, anzi... Forse però quel ragazzo non sapeva esattamente chi lei fosse e di cosa fosse capace. Ho tutto il tempo del mondo per mostrarmi.
Neiphile lo osservò prendere possesso della sala, piazzandosi al centro. Lei invece indietreggiò nuovamente fino alla sbarra per poi poggiarsi contro quella e sospirare alla sua domanda. «Mi annoiavo appunto», rispose melliflua, leggermente bugiarda stavolta. Non si stava esattamente 'annoiando' stava combattendo contro i suoi demoni. All'ennesima domanda del ragazzo, Neiphile sbuffò scocciata. Non chiedeva molto, forse avrebbe fatto meglio a tornare dalle guardie.
«No, non mi piace ballare reggendomi ad una sbarra di legno, preferisco ballare su un altro tipo di sbarre», disse maliziosa, senza volerlo. Era scocciata quindi non riusciva a controllare il suo tono, tantomeno le parole. Poi si staccò dallo specchio ed iniziò a girargli intorno come un avvoltoio, a dovuta distanza però, per cercare di non terrorizzarlo. Trovava ridicolo un matto che temeva qualcosa!
«Tu, piuttosto, come sei finito qua? Non è facile eludere le guardie», domandò curiosa Neiphile. Forse quel ragazzo avrebbe avuto bisogno di lei, per rientrare sano e salvo nella sua stanza, forse avrebbe potuto ricattarlo... No, per una volta non doveva cedere a ciò al bisogno mostruoso di sentirsi usata da mani estranee. Per un attimo lo spasmodico desiderio sembrò placarsi in lei, aiutata da quell'indifferenza titubante che quello sconosciuto sembrava avere.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 18:04     +1   -1
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Spesso, o quasi sempre, Henry dimenticava completamente con chi aveva a che fare. Il suo continuo tentativo di socializzare con qualsiasi essere parlante o vivente lo portava ad accattonare nella mente il fatto che un colloquio normale il più delle volte era difficile. Proprio per questo non c'era da stupirsi se reagisse a determinate azioni, o risposte, da parte degli altri che gli sembravano assurde. Assurde per i canoni di un adolescente che pensasse in modo relativamente normale. Si parlava in continuazione di normalità là dentro, lì che non ve ne era uno che rispettasse quel canone, nemmeno all'apparenza.
Deglutì rumorosamente alla risposta della ragazza, la quale non sembrava affatto mentire e la sua risata glielo fece ben intendere. Però, pensò, almeno aveva scampato un pericolo.
Henry per un po' non rispose, osservando i movimenti silenziosi di lei: prima si fermò a guardarlo curiosa e lui potè sentire i suoi occhi che gli pungevano la nuca; poi raggiunse la sbarra dando risposta a quelle domande che poco prima lui le aveva posto. "Almeno le va di chiacchierare" fu il pensiero di Henry.
Il ragazzo rimuginò per un po' sulla sua frase e dopo il tempo necessario al suo cervello per elaborare una teoria, esordì:
«Sei una trapezista! O una ginnasta? Cioè, eri..» convinto della propria teoria parve ignorare il tono malizioso della ragazza. Quando si ritrovò accerchiato da lei, che girava intorno a lui facendo ruotare la testa più del dovuto per seguire il suo sguardo, la cosa non lo turbò quanto aveva temuto. C'erano cose che purtroppo temeva soltanto per ciò che avrebbero potuto risvegliare in lui.
«Oh io? Beh, in realtà mi sono addormentato dietro le quinte e nessuno se ne accorto.» disse con una punta di fierezza che traboccava ad ogni parola. In verità il merito non era delle sue innate capacità di nascodersi, ma della buona sorte che quella volta era girata in suo favore.
«Ah, comunque io sono Henry» esclamò porgendole la mano, con un tono leggero e trillante che sperava coprisse quella piccola paura segreta che ancora gettava ombra sui suoi comportamenti nei confronti della ragazza.

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 20:32     +1   -1







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Non voleva più fare la pazza psicopatica, Neiphile. L'atteggiamento indifferente del ragazzo sembrava disarmarla totalmente. Eppure seppur non fosse bella, era uno dei giocattoli più amati dagli uomini! Forse doveva smetterla di essere così presuntuosa, forse però!
Quando il ragazzo rispose alla sua domanda, Neiphile si fermò e lo guardò perplessa. Nessuno si era accorto di lui? Allora non era poi così pericoloso. Alla fine si presentò, adesso il volto aveva un nome, un'identità - cosa di cui Neiphile faceva a meno.
Osservò sempre più titubante dapprima la mano tesa di Henry e poi il suo volto. Alla fine decise di allungare la mano e stringerla in una morsa salda e stretta. «Neiphile, non fare domande e limitati ad usare il mio nome solo se necessario», si presentò a sua volta mentre una scintilla nuova le si accendeva nel basso ventre. Ritirò la mano come se si fosse bruciata e distolse lo sguardo. Si avvicinò nuovamente allo specchio e sporgendosi appena in avanti contemplò il suo volto con molta vanità, ma senza osservarlo realmente.
«Dunque, Henry...», iniziò dando un tono diverso al suo nome, quasi come se lo stesse accarezzando con la voce. Osservò il suo volto allo specchio e sorrise, tra sé. «...se nessuno ti ha cercato vuol dire che non sei pericoloso, no? La sera prima di chiudere le porte si accertano dieci volte che io sia rintanata nel mio lettuccio, sai? Peccato che l'unica persona che vorrei morta non è qui», cantilenò con fare indifferente, per poi sfiorarsi le labbra come a spalmare del lucidalabbra immaginario. Terminata quell'azione si voltò nuovamente verso il ragazzo in attesa di una risposta. Neiphile usava le parole come se fossero armi ed il suo corpo come se fosse la più potente tra queste. Dare, ricevere... La vita era un commercio di ciò che si era e di ciò che si aveva. E lei aveva solo la sua femminilità, nient'altro.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 21:33     +1   -1
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La convivenza con Blaise non gli era mai sembrata forzata: semplicemente Henry viveva la sua vita ignaro di ciò che facesse l'altro e lui ogni tanto faceva capolino per ricordare al mondo la sua presenza qualche volta in modo drastico. Una cosa che Henry sapeva era che Blaise era pericoloso, se provocato, a differenza sua che non avrebbe intimidito nemmeno una mosca. Qualche volta si era chiesto perchè proprio a lui fosse toccata quella sorta di vedere i due lati della stessa medaglia separati in modo così netto e deciso. Quello che Henry e Blaise condividevano era solo il corpo.
Il nome della ragazza gli risuonò nelle orecchie come una melodia, aveva un che di delicato e al contempo dannoso, come miele nei polmoni. Sorrise impercettibilmente alla sua bizzarra imposizione di non fare domande: quale avrebbe dovuto fargli?!
Rimase un po' perplesso a fissarsi la mano che lei aveva quasi scacciato, dopo un po' lasciò ricadere il proprio braccio lungo il fianco. In quel momento la guardò contemplarsi allo specchio mentre parlava, la prima cosa che pensò era che fosse davvero bella. E che probabilmente gliel'avrebbe detto.
Sciaguratamente le sue buone intenzioni furono rovinate da quella frase che lo fece rabbuiare.
«So come controllarmi» la sua voce era seria in modo spiazzante, il sorriso che gli piegava le labbra sparì subito. Mentì, spudoratamente: lui non poteva controllare una parte di sè. Blaise agiva indisturbato ogni volta che riteneva opportuno, tuttavia egli stesso era capace di regolarsi in maniera inquietante. Ma una cosa che aveva capito Henry era che doveva evitare il più possibile le sensazioni forti che fungevano da una sorta di campanello squillante alla porta di Blaise. No, lui non poteva controllare Blaise ma tentava in tutti i modi di fuggire da lui.
«Oh, bene quindi sei qui per tentato omicidio?! Ma di solito non si va in prigione per questo?» chiese ritornando al suo solito tono naturale e curioso.

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 21:56     +1   -1







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Lo studiava, attenta e precisa, metodica quasi. Se non le fosse stato imposto la sofferenza che aveva provato probabilmente sarebbe stata una grande mente matematica e fredda, una calcolatrice spietata. Ed invece lei doveva avere a ché fare con la sua sfera emotiva, provata e distrutta, mai ricostruita per suo volere.
Alla risposta di Henry sorrise ed una parte di lei avrebbe voluto provocarlo, per capire fino a ché punto fosse realmente pericoloso. Se qualcuno, là dentro, avesse cercato di ucciderla non avrebbe invocato pietà per essere salvata, ma per essere tolta da quella terra il prima possibile, quindi l'idea la allettava parecchio. Scoprire se il 'controllo' di Henry fosse reale... La intrigava, più della sua stessa esigenza fisica.
Ma non ebbe il tempo per ribattere e fare la sua provocazione che il ragazzo le pose una domanda impertinente, quasi. Sorrise, triste quasi. Avrebbe preferito il carcere a quella prigione, lì nessuno avrebbe cercato di sedarla almeno.
«Non quando tuo padre mente», rispose fredda, atona. «Sostiene che il mio comportamento sia giustificabile, del resto mia madre si è suicidata, lui ha preso moglie un anno dopo... Avevo molti moventi per ucciderlo, ma...», continuò a dire interrompendo la sua frase e chinando lo sguardo. Avrebbe detto la verità a quel ragazzo, a Henry? Gli avrebbe detto come suo padre la 'carezzava' da piccola e poi, più grande, pretese altro da lei?
«...Ma in realtà non ho cercato di ucciderlo né per il suicidio di mia madre, né per la mia matrigna. Voglio ucciderlo per quello che mi ha fatto», confessò infine dandogli nuovamente le spalle e trattenendosi a stento dalla voglia di picchiare il pugno contro il suo stesso riflesso. Lo odiava, lui aveva iniziato il tutto, solo la morte di suo padre avrebbe potuto ridarle la felicità che andava cercando.
Tornò con lo sguardo verso Henry e gli si avvicinò di nuovo, come in una danza che stava improvvisando - si avvicinava e si allontanava; scrutava e sfiorava. Gli si fermò davanti, le braccia incrociate sul suo petto, i capelli sciolti che le ricadevano sul volto. «Non sono pericolosa per gli altri, ma solo per me stessa. Tu invece? Se ti provocassi, riuscirei ad ottenere una reazione violenta?», domandò retorica, prima di allungare una mano e contemplarla. Dove voleva arrivare? Se Henry sosteneva che sapesse difendersi allora perché voleva provocarlo fino alla riuscita del suo piano? Sperava forse di aver trovato l'unico che potesse porre fine alla sua inutile esistenza.
Così, senza preavviso, con la mano che poco prima stava osservando, colpì il povero Henry in pieno volto, con tutta la forza che aveva. «Su dai, dimostrami che sai controllarti!», mormorò prima di colpirlo nuovamente dal lato opposto. Era pazza, non c'era alcun dubbio, eppure stava solo cercando una via di salvezza.


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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 22:54     +1   -1
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Una strana sensazione si fece largo all'interno di Henry: si sentiva leggermente studiato ma la cosa non lo disturbava visto che ormai vi era abituato. Il fatto che fosse al centro dell'attenzione, giovava, seppur in modo macabro, al proprio egocentrismo.
Non aveva la più pallida idea delle intenzioni di Neiphile ma ebbe come l'impressione che da quel momento lei gliel'avrebbe fatto intendere. Cercò il più possibile di capire ogni sua frase ma fu completamente rapito dalle sue parole e dai suoi movimenti.
Ascoltò il rapido riassunto della vita della ragazza che era appena uscito dalle labbra di lei. Henry tacque perchè in un certo senso sapeva cosa dire. Avrebbe voluto dirle che macchiarsi di omicidio ti segnava in una maniera aberrante e che il tormento dopo ti avrebbe fatto morire lentamente. Ma come dirglielo? Perchè, soprattutto? Lei di certo non voleva essere rassicurata o messa in guardia, sapeva cosa voleva e come si è soliti dire: ai pazzi si dà sempre ragione.
Ancora una volta rimase basito quando se la ritrovò a pochi passi da lei, aveva a stento il tempo di realizzare le sue mosse.
«Capisco» sentenziò infine, senza avere una risposta migliore da offrirle. Preferì non chiedere altro.
«Diciamo che il mio controllo è relativo, sono le mie reazioni violente che decidono quando fare visita» quello probabilmente era il modo più elementare che avesse per esporre il proprio "problema". Il vero controllo razionale era nelle mani di Blaise che decideva quando mostrarsi e come, seppur fosse di indole relativamente violenta. Henry non era altro che una facciata che Blaise utilizzava. Nel bel mezzo del silenzio e del buio risuonarono dei colpi sferzanti e lasciarono sicuramente un segno visibile del loro passaggio.
«Ahio, mi hai fatto male!» si lamentò buffamente Henry mentre si massaggiava la guancia e poi l'altra, delle serie che non aveva più da offrirne.
«Così non otterrai nulla e poi non sai cosa ne deriverebbe quindi stai buona e ferma» esordì con prontezza e voce ferma; in realtà neanche lui sapeva cosa aspettarsi: che Blaise avrebbe reagito? Ormai le intenzioni di lei gli erano chiare ma quelle dell'altro gli sfuggivano.
Si accomodò sul pavimento di legno dando le spalle alla parete con lo specchio e fissando davanti a sè il muro con la tenda che portava dietro le quinte. Alle sue spalle invece vi era quella porta che portava alle scale che fin dall'inizio aveva cercato e dunque perchè si tratteneva?
«Neiphile, hai mai avuto un amico immaginario?» chiese all'improvviso, una domanda che apparentemente sembrava essere dettata dallo stato mentale dichiarato lo caratterizzava ma che in fondo nascondeva un filo logico noto solo a lui.

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CAT_IMG Posted on 4/12/2011, 23:08     +1   -1







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Sembrava presa dalla sua furia più cieca, dalla disperazione assoluta. Eppure quel modo buffo di parlare che Henry aveva riuscì a calmarla. Lo guardò basita, sorpresa dell'assenza di reazioni violente. Se qualcuno avesse osato metterla alla prova, lei, sarebbe scattata come una molla. La pazienza era la virtù dei forti e lei di certo non era forte.
Henry aggiunse che così non avrebbe ottenuto nulla e non sapeva cosa ne derivava, quindi avrebbe dovuto stare buona e ferma. Sbuffò contrariata. Nessuno le aveva mai detto cosa fare, così si sorprese quasi del fatto che quel ragazzo osasse fare una cosa del genere, ma non ribatté - stranamente. Lo osservò accomodarsi sul pavimento polveroso, così sospirando lo imitò sedendosi di fronte a lui, prendendo a giocare con le frange del jeans strappato.
Alla sua domanda però, alzò lo sguardo e lo posò su Henry, perplessa. Frugò nella sua mente alla ricerca di qualcosa simile ad un amico immaginario, ma purtroppo non lo aveva mai avuto. Aveva avuto qualcuno di simile, qualcuno dentro di lei che la spingeva a fare cose che non voleva.... Erano comunque dettagli indifferenti per Henry così si limitò ad annuire. «Fammi indovinare, tu sei quello schizofrenico che ha la doppia personalità, giusto?», chiese arguta come sempre. Neiphile si comportava da perfetta idiota, ma non lo era... Anzi. Era fin troppo intelligente. E poi dentro quella gabbia di matti di tipi come Henry ce n'erano a bizzeffe! Non era difficile indovinare.
«Più che amico immaginario, lo definirei un ospite indesiderato... Ne ho visti di ragazzi come te... Non hanno fatto una bella fine», continuò storcendo il naso, in un attimo di normalità quasi. Non sembrava più la stessa Neiphile di prima che cercava di colpirlo, ma solo quel poco che era rimasto normale in lei.
«Comunque... Non credo riuscirai mai ad indovinare il mio di problema, non è così semplice come il tuo», concluse divertita riportando i riflettori su di lei. Doveva essere lei il protagonista in quello spettacolo, lei era quella pericolosa... Un ragazzo come Henry con la doppia personalità era roba già vista... Ma lei... Oh Neiphile amava dichiararsi un caso più unico che raro. Aveva la bellezza della violenza e la crudeltà del mondo nei suoi occhi.


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La prima volta che gli avevano detto di dover essere "trattato con i guanti", lui aveva pensato che fosse ammalato di peste bubbonica. Forse anche perchè aveva circa 6 o 7 anni e quindi il concetto di 'lunatico' (o meglio disturbo dissociativo di identità) non sapeva nemmeno dove andare a cercarlo. Con il tempo aveva capito che non era un suo problema e nemmeno di Blaise, che poveretto si ritrovava a dividere un sol corpo con lui, bensì degli altri che dovevano abituarsi a quei due lati di sè accompagnati dai vuoti di memoria ne derivavano. Spesso il suo "problema" veniva identificato come personalità multipla e lui non si sprecava nemmeno a precisare che la sua era solo doppia.
Questa brillante concezione della propria persona risalì a galla tutta in una volta insieme alla sagacia della ragazza che ora gli sedeva di fronte. La vide giocherellare con il bordo dei propri pantaloncini, chiedendosi come potesse indossarli con quel freddo.
Alla frase di Neiphile, che ancora una volta aveva un tono differente, improvvisamente Henry sembrava impettito e con un cipiglio stranamente seccato.
«Ci tengo a precisare che io sono uno dei pochi con una personalità solo doppia!» dal suo tono era impossibile capire se si stesse vantando o se la noncuranze di lei ne avesse ferito l'orogoglio. Alla fin fine entrambe le cose riconducevano al suo inutile ego leggermente spropositato, assolutamente nulla di preoccupante.
Le incredibili rassicurazioni che traboccavano dalle parole di lei alimentavano un istinto paranoico che puntualmente lo rendevano buffamente nervoso.
«Oh beh, l'avevo intuito quando mi hanno associato a Jekyll e Hyde. Dico, lui muore col veleno!» sull'argomento lui era ferratissimo: sapeva che Jekyll per liberarsi definitivamente di Hyde si era ammazzato con l'acido, ma lui preferiva convivere piuttosto che stare in una fossa. Tuttavia se si trovava lì aveva una buona probabilità di restarci secco.
Henry rimuginò a lungo su ciò che lei aveva detto, scervellandosi per trovare una plausibile malattia da affibbiarle. Si portò un dito sul mento con fare pensoso, corrugò la fronte e assottigliò gli occhi.
«Beh, sei violenta! E vuoi uccidere il tuo vecchio.. » si fermò perchè non sapeva dove andare a parare. «Mi arrendo, sono pigro e l'unica cosa che so è che sei impulsiva» ammise, Henry di certo non brillava per capacità deduttive.
Si lasciò docilmente scivolare su un lato finchè non scaricò il peso del proprio busto sul gomito e l'avambraccio sinistro.
Da quella posizione aveva un'ulteriore prospettiva della ragazza.
«E comunque il mio problema non è semplice, quando ne soffri.» esordì osservando distrattamente il muro alle spalle della ragazza.
«Ah, te l'ho già detto che sei bella? Cioè, giusto per dire, non ci sto provando.» alzò entrambe le mani come in segno di resa, segno di garanzia della veridicità delle proprie parole. In verità temeva solo che gli sarebbe saltato addosso per strangolarlo, se non avesse gradito il complimento.

l'uomo è veracemente due.
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cherokee`
CAT_IMG Posted on 10/12/2011, 22:19     +1   -1







tutti quanti nascondiamo ferite che nessuno dovrebbe mai riaprire.

neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 04/12/11 ≈ monster () ≈ look ()

Henry le sembrò offeso - oltraggiato quasi - dall'affermazione fatta prima. Lui aveva una sola doppia personalità. Come se fosse importante! No, non lo era, affatto. Una, due, tre... Non faceva differenza, alla fine eri costretto comunque a dividere il tuo corpo con qualcuno che non eri tu. Pertanto fece un gesto vago con la mano, come a far cadere l'argomento lì. Poi Henry finse di trovare il problema di Neiphile, ma non vi riuscì per pigrizia e perché non saltava all'occhio - solo un buon intenditore avrebbe potuto capirlo, in realtà.
Lo osservò scivolare lungo un fianco sul pavimento polveroso. Inclinò appena la testa per guardarlo meglio... Era indubbiamente più attraente di qualsiasi inserviente della Lennox House. Si mordicchiò il labbro inferiore, pensando a cose che non avrebbe dovuto pensare, senza più ascoltarlo. Vedeva le sue labbra muoversi e basta e segretamente il fuoco prima placato riprenderle a bruciarle il basso ventre.
Si riscosse appena dai suoi pensieri quando Henry le disse che era bella. Sbarrò gli occhi sorpresa, quando aggiunse che non ci stava provando. Si sentì frustrata quasi, rifiutata... Era bella, ma non aveva pensato di approfittarsi di lei? Era un controsenso! - per la sua testolina bacata insomma.
Sospirò e scosse il capo come una guerriera, sorridente. Gattonò appena fino a raggiungere Henry e guardarlo da vicino, di nuovo.
«Non puoi indovinare di cosa soffro, Henry...», iniziò soffiando quelle parole contro il suo viso. Sorrise, maliziosa. «Autolesionista e ninfomane, sono queste le mie patologie. Il sogno erotico di ogni uomo, non trovi? Gli inservienti di questo posto sono un branco di depravati, non ho bisogno di fare molto per andarmene dove mi pare», confessò finalmente. Poi si allontanò da lui, sedendosi a pochi centimetri dal ragazzo. Eppure nessuno sapeva che suo padre la violentava, nessuno sapeva del modo in cui subiva quelle violenze... Nessuno sapeva perché lei si vendeva.
«Non lo faccio apposta, mi dispiace. Non riesco a trattenermi... E forse dovresti andare via, sì», iniziò a blaterare, rendendosi conto che non era giusto comportarsi come si comportava lei. Si alzò in piedi e prese a passeggiare nervosamente avanti ed indietro. «O forse dovrei andare via io... Non puoi essere donna, diamine!?», ed iniziò a vaneggiare, tra il ridicolo ed il grottesco quasi. Avrebbe voluto saltargli addosso, in quel preciso momento, ma non poteva perché non era carino fare una cosa del genere. Però lui pensava che lei fosse bella... Cosa c'era che non andava allora? Perché non poteva saltargli addosso e basta? Forse perché temeva un rifiuto e tutto ciò che Neiphile non voleva era appunto essere rifiutata.


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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 01:06     +1   -1
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henry blaise tremblaydr jekyll & mr hyde ≈ 04/12/11 ≈ animal() ≈ look ()

Aveva sempre avuto quest'attitudine a parlare a sproposito, a cercare in tutti i modi una sorta di dialogo, necessitava di comunicazione che non fosse solo sul meteo però. Parole, tantissime parole, a fiumi, bastava che non fossero fatti, che implicavano l'immischiarsi in situazioni dai risvolti imprevisti. E lui certe situazioni doveva evitarle, ma non poteva chiudersi in una stanza come volevano loro della Lennox. Si sarebbe annoiato troppo e Blaise non avrebbe gradito la reclusione.
In quell'arco di tempo passato con Neiphile aveva capito che lei però preferiva i fatti alle parole e che spesso aveva sbuffato pur di liberarsi delle sue inutili chiacchiere.
Osservò silenzioso le sue reazioni, aveva inteso che la sua impulsività poteva permettergli di capire cosa realmente pensasse. Poi, sciaguratamente, se la ritrovò vicino. Pericolosamente vicino.
Ormai le sue parole erano solo movimenti sinuosi di labbra carnose, sentiva il suo respiro sulla pelle mentre chiudeva le palpebre, il suo profumo -il suo buon profumo- gli inebriava le narici prendendosi gioco della sua mente come un gas soporifero.
Era una ninfomane. E Blaise sembrava particolarmente interessato alla cosa.
Chinò leggermente il capo mentre lei continuava a farneticare inutilmente e crogiolarsi nei suoi drammi che al momento a lui non interessavano. Uno strano ghigno sghembo si disegnò sul viso del ragazzo.
«Quindi potrei benissimo prenderti qui e adesso. A te non dispiacerebbe affatto» quando alzò lo sguardo per osservarla c'era un guizzo diverso nei suoi occhi, vi giaceva qualcosa di cattivo.
Era talmente vicina che ci bastò alzarsi con una leggera spinta per ritrovarsi seduto, prima di gettarsi su di lei. Semplicemente la imprigionò con il suo corpo, le braccia intorno alla sua testa come se volesse farla sentire in trappola.
«Io non vado da nessuna parte, tanto meno tu mia cara» disse minaccioso con quello sguardo che non lasciava presagire nulla di buono. «E no, non posso essere donna. E nemmeno Henry, tesorino bello. Sono Blaise, tanto piacere» quel suo tono mellifluo era solo la punta affilata di un coltello imbevuto di veleno.

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CAT_IMG Posted on 11/12/2011, 01:28     +1   -1







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neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 04/12/11 ≈ monster () ≈ look ()

Probabilmente Neiphile doveva essersi persa un passaggio fondamentale in quel momento. Aveva avuto modo di parlare con Henry e lui aveva detto subito di non essere 'interessato', adesso invece veniva fuori tutt'altra cosa... Che l'ospite indesiderato avesse fatto la sua visita? Lo guardò un attimo, circospetta, mentre asseriva che se lui l'avesse presa lì, in quel momento, a lei non sarebbe dispiaciuto affatto. Inarcò un sopracciglio, ma non ebbe il tempo di dire nulla che il ragazzo si mosse e la imprigionò con il suo corpo sul pavimento polveroso della sala, le mani ai lati della testa, in trappola.
Asserì che nessuno si sarebbe mosso da lì e che non poteva essere donna, né tantomeno poteva esserlo Henry. Fu quello il momento in cui Neiphile realizzò che era venuta fuori la personalità di Henry che era così curiosa di conoscere. Pertanto si presentò con un nome diverso: Blaise.
Sebbene fosse leggermente spaventata, cercò di non mostrarlo e sorrise, sbruffona.
«Felice di fare la tua conoscenza, allora. Era da un po' che cercavo di tirarti fuori in realtà, quindi...», confessò sincera e sicura, nella voce, ma il cuore le batteva all'impazzata nel petto. Non aveva paura di ciò che poteva farle, nel senso in cui lei stessa si era presentata, ma aveva paura che potesse ucciderla, sì. «...Dimmi che cosa vuoi, così la facciamo finita. Però scenderò a patti prima», iniziò Neiphile, audace come non mai, issandosi appena sui gomiti per raggiungere il volto di Henry/Blaise. Si sporse di lato, avvicinando le labbra al suo orecchio.
«Farò qualunque cosa tu desideri, a patto che non farai del male a Henry, affare fatto? Altrimenti ti aspettano due ore di elettroshock per aver violentato una povera fanciulla a cui sinceramente non dispiace. Non saresti né il primo, né l'ultimo a farlo», concluse con estrema audacia. Ma lei sapeva cosa significava essere stuprata e sinceramente non lo temeva più di tanto, contava, sapeva che sarebbe finito e quindi l'idea che Blaise le facesse del male non la sfiorava più di tanto, ma in quel momento si preoccupò per Henry, quel ragazzino timido che le aveva detto che era bella e non voleva saltarle addosso, una forma di rispetto che Neiphile ancora non conosceva.
Si scostò dall'orecchio del ragazzo e tornò a guardarlo negli occhi, sorridente, vittoriosa. Sapeva che carte giocare e lei, a differenza di molti, non aveva più nulla da perdere.


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