tutti quanti nascondiamo ferite che nessuno dovrebbe mai riaprire.
neiphile eileen fairchildinsane heart ≈ 04/12/11 ≈ monster (♪) ≈ look (√)
Lo studiava, attenta e precisa, metodica quasi. Se non le fosse stato imposto la sofferenza che aveva provato probabilmente sarebbe stata una grande mente matematica e fredda, una calcolatrice spietata. Ed invece lei doveva avere a ché fare con la sua sfera emotiva, provata e distrutta, mai ricostruita per suo volere.
Alla risposta di Henry sorrise ed una parte di lei avrebbe voluto provocarlo, per capire fino a ché punto fosse realmente pericoloso. Se qualcuno, là dentro, avesse cercato di ucciderla non avrebbe invocato pietà per essere salvata, ma per essere tolta da quella terra il prima possibile, quindi l'idea la allettava parecchio. Scoprire se il 'controllo' di Henry fosse reale... La intrigava, più della sua stessa esigenza fisica.
Ma non ebbe il tempo per ribattere e fare la sua provocazione che il ragazzo le pose una domanda impertinente, quasi. Sorrise, triste quasi. Avrebbe preferito il carcere a quella prigione, lì nessuno avrebbe cercato di sedarla almeno.
«Non quando tuo padre mente», rispose fredda, atona. «Sostiene che il mio comportamento sia giustificabile, del resto mia madre si è suicidata, lui ha preso moglie un anno dopo... Avevo molti moventi per ucciderlo, ma...», continuò a dire interrompendo la sua frase e chinando lo sguardo. Avrebbe detto la verità a quel ragazzo, a Henry? Gli avrebbe detto come suo padre la 'carezzava' da piccola e poi, più grande, pretese altro da lei?
«...Ma in realtà non ho cercato di ucciderlo né per il suicidio di mia madre, né per la mia matrigna. Voglio ucciderlo per quello che mi ha fatto», confessò infine dandogli nuovamente le spalle e trattenendosi a stento dalla voglia di picchiare il pugno contro il suo stesso riflesso. Lo odiava, lui aveva iniziato il tutto, solo la morte di suo padre avrebbe potuto ridarle la felicità che andava cercando.
Tornò con lo sguardo verso Henry e gli si avvicinò di nuovo, come in una danza che stava improvvisando - si avvicinava e si allontanava; scrutava e sfiorava. Gli si fermò davanti, le braccia incrociate sul suo petto, i capelli sciolti che le ricadevano sul volto. «Non sono pericolosa per gli altri, ma solo per me stessa. Tu invece? Se ti provocassi, riuscirei ad ottenere una reazione violenta?», domandò retorica, prima di allungare una mano e contemplarla. Dove voleva arrivare? Se Henry sosteneva che sapesse difendersi allora perché voleva provocarlo fino alla riuscita del suo piano? Sperava forse di aver trovato l'unico che potesse porre fine alla sua inutile esistenza.
Così, senza preavviso, con la mano che poco prima stava osservando, colpì il povero Henry in pieno volto, con tutta la forza che aveva. «Su dai, dimostrami che sai controllarti!», mormorò prima di colpirlo nuovamente dal lato opposto. Era pazza, non c'era alcun dubbio, eppure stava solo cercando una via di salvezza.
I want to exorcise the demons from your past.
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